bisogna prima sapere
per ricordare, per insegnare
risalire dal profondo
dove parole e segni precedono i suoni e il tempo
imparare l’appartenenza, apprendere
e non lasciare che l’afonia d’amalgami cancelli
avviluppando i sensi, le minime esistenze
.
un corteo d’orme spinge i passi
a ritroso
gli occhi dei miei non lasciano luoghi né tregue
sono sguardi e relitti, sono schegge disarmate
mirano ai cieli, alle rive del Neto, ai canneti del Crati
le loro sono lapidi annunciate
le abbandoneranno, i figli della diaspora
non ci sarà tempo per le pratiche
ci sarà sempre una distanza, un impedimento
.
a volte
silenti come estranei
mani gentili depositano un fiore
chissà, una calla, un giglio
sulle tombe dei miei morti
.
essi sanno, e nel loro tempo immemore
non pongono domande:
quelle, sono di chi rimane.