avi – versi di Cataldo A.Amoruso

bisogna prima sapere

per ricordare, per insegnare

risalire dal profondo

dove parole e segni precedono i suoni e il tempo

imparare l’appartenenza, apprendere

e non lasciare che l’afonia d’amalgami cancelli

avviluppando i sensi, le minime esistenze

 .

un corteo d’orme spinge i passi

a ritroso

gli occhi dei miei non lasciano luoghi né tregue

sono sguardi e relitti, sono schegge disarmate

mirano ai cieli, alle rive del Neto, ai canneti del Crati

le loro sono lapidi annunciate

le abbandoneranno, i figli della diaspora

non ci sarà tempo per le pratiche

ci sarà sempre una distanza, un impedimento

a volte

silenti come estranei

mani gentili depositano un fiore

chissà, una calla, un giglio

sulle tombe dei miei morti

essi sanno, e nel loro tempo immemore

non pongono domande:

quelle, sono di chi rimane.

un’eco di vento by Morfea…

I
Sai quando il vento
rinnega i difetti nell’innamorarti
mi mostro nuda dalla pelle
in un sospiro che artiglia
parole dopo parole
sbarazzine d’ogni avvento
che ha il sapore di sale e chiodi
II
A nervi tesi, rimando
gli occhi al passato [che si fa d’acqua]
e le mie braccia scavate dai becchi
si perdono sulle ginocchia
-intagliate dai tuoi non dire.
III
Sai quando il vento avanza
come una parola appoggiata
in suoni sommessi di fusa
[argilla malleabile mostrata come gambe aperte]
rovinandosi in un bicchiere a due mani
di stracci e romanzi
IV
Un deserto non conosciuto
dentro una bocca di sangue
questa assoluta percezione
in un tonfo d’aria
sgranchita appena
dal suono di un respiro
e risuona lo scintillio
di una dissolvenza

(versi di Antonella Taravella)

un filo di luce – versi di Angela Greco

 

vorrei svelarti l’ultimo sogno

e cantare la prima luce

quel filo che unisce notti e pensiero

.

riapro allora cassetti con le tue chiavi

e riconsegno parole azzurre

al cielo ormai pallido

che ha lasciato altrove il sole

.

e il carro del fuoco

conduco così in linea retta

tra la rabbia e l’invidia del buio

che pure compirà il suo percorso

solo

quando sarai nuovamente tra le mie braccia

e sulla pelle brucerà ancora il tuo segno.

sul “sasso” un inedito di Gianpaolo G.Mastropasqua

(la spiaggia)

“Si abbandonò in capovolta di clessidra

sul fianco più estraneo del cielo

sorvolò tre volte il capo danzante

e si distese nel pensiero delle nubi,

virò nella morsa dove il fiato cede

nel giro nuvolare degli spiriti attinti

fino al sudore centrale dei pianeti

sparsi in briciole sul tavolo dell’azzardo;

e vidi sfilare l’indicibile, le spose perenni

il destino nudo nella cartapesta degli anni

e dimenticai il mio nome selvatico, l’indirizzo

delle vertebre, la sillaba immobile e ridente

le generazioni fonetiche, le finzioni alsaziane

e il pedale rampicante delle macchine umane.”

(inedito da “Adagio limbico” del Viaggio selvatico incompiuto, 2010)

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