il mio mare di bambino cominciava sempre alla stessa ora
dal bordo di una barca immobile
dove finivano i terremoti
a cuccuvedda li annunciava
quasi a scherzare tragica
finivano in risa di pantàsimi
e radici sguainate, nere del mandarino enorme
a notte di lenzuola che scuoteva il vento
nei fili e ferro che vibravano
tumidi di pioggia, i resistenti
in pali che indovinavo infissi nel costato
dei guerrieri sotterranei, i sempre presenti
il mio mare finiva dove cominciava l’incubo delle caverne
alla stessa ora che segnava il tempo
un fischio di locomotiva, come un ritardo che tutto riconduce a capo
e andavo,
a lato di rovine
Grazie dell’attenzione, ma mi sento in dovere di dirti -forse l’ho già fatto- che ospitare le mie ‘cose’ in qualche modo potrebbe danneggiarti. Te lo dico perché ho capito che alla poesia -‘cosa’ con la quale io non c’entro proprio- ci tieni.
Ciao.
*
grazie tante! è da stamattina che sto impazzendo con le nuove regole che WordPress ha imposto per le fotografie ed il tuo commento è il premio alla mia cocciutaggine ;-)!
verissimo, mi danneggiano le tue cose nella misura in cui non posso essere in questi luoghi che descrivi e che tanto parlano di te….e, poi – questo te l’ho detto io – non sei tu che “c’entri” con la Poesia, ma è lei che “ci entra” dentro e ci tiene con sè.
un abbraccio