Diletta, le tue mani – due cigni
Che scompigliano l’oro della mia chioma.
Al mondo non si fa altro
Che cantare e ricantare l’amore.
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E anch’io in un tempo lontano l’ho fatto
E ancora, e di nuovo,
Perché hanno un respiro profondo
Le parole della tenerezza.
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Se l’anima davvero potesse amare
Il cuore si muterebbe in una zolla d’oro.
Eppure so che non basta
La tiepida luna di Teheran a riscaldarmi.
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Come vivrò mi è ignoto.
Diverrò cenere fra le carezza di Sciaga?
O, vecchio, mi struggerò dolente
Per aver smarrito il filo del canto?
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Tutto ciò che esiste ha una sua natura:
Questo è per l’orecchio, quello per l’occhio,
E se uno di queste parti scrive una brutta canzone
Non è sicuramente di Shiraz.
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Chi sa come la gente un giorno
Giudicherà i miei versi: dirà
Che forse avrei cantato meglio se due cigni
Il respiro non m’avessero mozzato.
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[1925, Motivi persiani, da Russia e altre poesie]
“Al mondo non si fa altro \ Che cantare e ricantare l’amore.”
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e per fortuna!
… e per fortuna!! (ribadisco) 😀
bentrovata Federica!
e se lo dice Esenin che l’amore è materia poetica noi possiamo ben tenerne conto anche nei nostri scritti!
un abbraccio, forte e grazie del passaggio!!