
Rubai
(Componimento poetico secondo la metrica tradizionale arabo-persiana)
Istanbul, 1933
È l’alba. S’illumina il mondo
come l’acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all’improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d’inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d’un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all’aspirare l’aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me
c’è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.
*
Rubai
1948
Il raggio è riempito di miele
i tuoi occhi son pieni di sole.
I tuoi occhi, mia rosa, saranno cenere
domani, e il miele continuerà
a riempire altri raggi.
Non mi fermo a rimpiangere i giorni passati
– salvo una certa notte d’estate –
e anche l’ultima luce dci miei occhi azzurri
ti annuncerà lieti giorni futuri.
Un giorno, madre natura dirà: «Mia creatura
hai già riso, hai già pianto abbastanza».
E di nuovo, immensa
sconfinata, ricomincerà
la vita, senza occhi, senza parola, senza
pensiero…
* * *
da Poesie d’amore, Hikmet-Doisneau – Oscar Mondadori, 2006
Il mio poeta preferito.
Lo amo.
Luna
grazie della visita e della lettura 🙂
Baci Angela e spero passerai nel mio ultimo post!