INDIA – Complice il silenzio (Italic Pequod, 2015) di Luca Buonaguidi è, come lo stesso autore scrive nell’introduzione, un diario di viaggio in versi, un viaggio di cinque mesi (che ho) compiuto da solo e via terra nel 2013 attraverso Sri Lanka, India, Bhutan, Nepal, Tibet e Kashmir. Una proposta di incontro tra la letteratura di viaggio e la poesia, in cui i versi si offrono al servizio della geografia dell’India e dell’anima. Oggi penso stupisca che un giovane uomo occidentale compia un viaggio in quelle terre care a qualche generazione precedente; luoghi simbolo di una spiritualità oserei dire quasi ingombrante nell’era del ‘tutto in piazza’. Eppure Luca Buonaguidi -classe 1987 – con questa sua nuova opera ricca in citazioni e spunti, sembra offrire un’altra scelta proprio al rumore, al ‘troppo’ che circonda questa nostra epoca vissuta nella comoda culla d’Europa.
Un sottile passaggio di vento, sfiora la lettura, quasi il sussurro degli stessi luoghi – paesi dai suoni così lontani non solo geograficamente – citati con la data a margine dei testi, sembra fondersi alla voce poetica, determinando una molto ben riuscita commistione di sensazioni. Una pregevole caratteristica dell’intera raccolta poetica è il non cercare di imporsi, di convincere, di trascinare a sé il lettore, quanto piuttosto lasciare serenamente che egli intraveda quella che continuo a percepire come un’alternativa, una differente visione del vivere, piacevolmente esposta in un non canonico diario di viaggio che affascina fin dai primi versi.
Al vento non chiedere,
nel vento disperdi
il tuo nome.
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Al vento non chiedere
il vento del corpo
è ragione.
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Al vento non chiedere
del vento consacra
ogni passo comune.
(pag.13)
Nel prosieguo della lettura, l’autore sembra acquisire con il trascorrere dei giorni a contatto con la realtà territoriale che sta attraversando, una maggior consapevolezza di se stesso, percepibile dal cambio di tono che la poesia stessa assume e dal significato che la stessa poesia assume per il suo autore che, da viandante meravigliato appena giunto si fa abitante del luogo anche di se stesso. Complice il silenzio, come recita il titolo, e supportato dalla potenza delle letture da cui trae incisivi esergo per le sue liriche, l’autore diviene consapevole del suo ruolo di scrivente e di testimone.
Volutamente ho inquadrato la lettura di questo libro soltanto sulla poesia prodotta dal suo autore, senza rendere altro oltre essa, per non incorrere in una retorica dei luoghi e delle situazioni che avrebbe indotto il lettore verso altri lidi. Il tema del viaggio metafora di spiritualità/interiorità è uno dei pilastri di poesia e letteratura di cui è consapevole anche lo stesso Luca che, a parer mio, ha saputo ben dosare esperienza propria ed esperienza mutuata dalla sua passione letteraria.[Angela Greco]
Il tempio sfuma
in chiaro d’ombra
e soffia la mia quiete.
Nutro la benedizione
depongo la ricerca
felino nel tramonto
a cui manca il dente
che afferra, mastica.
Salgo poi su un treno
in corsa.
Siedo.
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Qui
inizia la risposta.
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Tanjavur
26/02/2013
(pag.17)
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Muore invero ogni istante
questo tempo che è unica certezza
nel sole che brucia le ere
del cammino che muovo
e in amore sospendo,
quando il fantasma della parola
si fa foce di suono
e il silenzio, se torna,
si fa ombra, dopo.
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19/03/2013
Mumbai – Aurangabad Express
(pag.24)
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Osservo la fiamma di una candela:
dicono che la poesia sorga spontanea
da essa nella penna che scrive.
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Ho cercato la poesia altrove, a lungo
l’ho trovata sulla parete bianca d’una stanza
e mi fissava.
Me la sono messa in tasca.
Così pago i dazi che la vita impone
quando si passa da una parte all’altra di se stessi.
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Osservo ancora la fiamma della candela
e vorrei essere la fiamma della candela
ma rinuncio e onoro l’abisso.
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Invaso da stupore
con la testa china in un saluto, fiamma,
vedo ora dal tuo corpo l’universo intero
e non ho più forma
accetto il comando
e divento la fiamma.
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Nel campo sacro si raduna
l’anima impaziente. E canta.
Allora, fiammeggiante, diventa poesia.
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Mardi Himal Base Camp
20/05/2013
(pag.42)
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Nel seguire il viaggio in India di Luca Buonaguidi, attraverso i versi di questa raccolta, mi convinco che il suo è un viaggio alla ricerca di se stesso e della “Poesia”. Attraversando luoghi, in parte descrive ciò che vede, ma spesso ciò che vede tocca la sua sensibilità e allora le emozioni passano per il cuore e danno inchiostro alla penna, dando vita a versi lirici bellissimi, intercalati ad immagini altrettantanto efficaci. Le poesie, legate ognuna a precise località, sono come cartoline virtuali che si susseguono nel viaggio del poeta ad indicarci la strada percorsa e le sue emozioni.
Lettura gradevole anche ai non addetti ai lavori, l’intendimento del poeta traspare proprio da alcuni versi, che mi hanno particolarmente colpito e che rendono la cifra dell’autore stesso e che riporto di seguito. [Giorgio Chiantini]
Mi piacerebbe poter scrivere una poesia
ogni volta che ho qualcosa da dire,
anche per ordinare un gelato,
indicare la strada a un passante,
chiamare mia mamma dal primo piano,
ma lo faccio solo quando
dico qualcosa a me stesso
che poi è un altro
che non conosce poesia
e ama l’inganno.
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Shimla
17/06/2013
(pag.51)
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Luca Buonaguidi (Pistoia, 1987): laureato in Psicologia Clinica, già tutor per studenti disabili e operatore presso una comunità terapeutica, conduce seminari esperienziali sul carattere antropologico, espressivo e terapeutico della poesia e progetti di scrittura creativa con utenza caratterizzata da disabilità cognitiva e motoria. Vive in un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano. Ha pubblicato i volumi di poesia I giorni del vino e delle rose (Fermenti, 2010) e Ho parlato alle parole (Oèdipus, 2014), ha curato Franti. Perché era lì – Antistorie da una band non classificata (Nautilus, 2015) scritto col collettivo Cani Bastardi, un suo racconto compare ne La sagra è vicina (Beltempo, 2013) e ha partecipato al disco Approdi. Avanguardie musicali a Napoli – Volume I (KonSequenz, 2015). Scrive di musica, cinema e letteratura per varie riviste online e suoi testi sono apparsi su riviste di letteratura e poesia. Raccoglie le sue scritture sul blog http://www.carusopascoski.com.
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