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da NAUFRAGI di Giuseppe Schembari
(Sicilia Punto L Edizioni, Ragusa, novembre 2015)
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LA STAZIONE
(pag.19)
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ORFANI
(pag.42)
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SI DIMENTICA
(pag.59)
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NAUFRAGI
(inedito)
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Nota di lettura di Angela Greco – La nuova silloge di Giuseppe Schembari ha insito nel titolo un destino che non lascia indifferente, Naufragi, che indurrebbe con una certa semplicità, essendo lui siciliano – di Ragusa per la precisione – verso una specifica cronaca di cui siamo tutti partecipi negli ultimi tempi. Il naufragio a cui queste poesie conducono il lettore, invece, è la deriva dei tempi e del quotidiano, un mare aperto sulla mancata comprensione della perdita di punti di riferimento e ideali. La lettura prende avvio dalla riva di qualcosa che alberga nel ricordo – reale o fittizio non è indicativo, né dovrebbe interessare al lettore – per solcare, man mano che si prende il largo, l’analisi dolorosa del tempo – che l’autore vive e sente sulla propria pelle – via via allargando lo spazio d’acqua dove annegare.
Contrasta il gusto amaro dei temi trattati la dolcezza (che è indubbiamente amore per la poesia, per la terra, per l’essere umano, finanche per se stesso, nonostante il tono di rimprovero che spesso si avverte) con cui il poeta li esterna, con versi brevi, incisivi e privi di punti che, oltre ad indicare una non chiusura del discorso poetico, potrebbero anche sottolineare ulteriormente un aspetto della condizione odierna dell’Uomo, ossia l’incapacità oramai di avere riferimenti fermi, precisi, nell’immenso mare in cui annaspa per sopravvivere.
La poesia per Giuseppe Schembari è una via di riscatto, di uscita, di salvezza che non maschera le cicatrici degli accadimenti precedenti per sublimarli in canto sottolineato da una ferma volontà di non cedere al negativo, pur avendo di quest’ultimo una precisa e cosciente certezza. Ogni poesia offerta al lettore è un naufragio ed il plurale del titolo ben si accorda anche con i diversi livelli di lettura a cui si offre la silloge, partendo dal luogo più vicino all’autore (il territorio d’appartenenza è uno degli incontri di cui è capace il libro) e da una sorta di personale naufragio, per giungere, nello svolgersi della lettura, alla condizione comune in cui – come si legge negli ultimi versi – chi non azzanna in anticipo / finisce azzannato. Una poesia non edulcorata, dura in alcuni momenti, senza orpelli e capace di arrivare dritta al bersaglio, che pone interrogativi e non teme il mare aperto.
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Giuseppe Schembari, nato a Ragusa nel 1963, ha pubblicato nel 1989 il volume di versi “Al di sotto dello zero” (edito da Sicilia punto L di Ragusa); vincitore e finalista in vari concorsi nazionali e regionali, tra cui – in più edizioni – Concorso di Poesia “Mario Gori”; Concorso nazionale di poesia civile “B. Brècht” città di Comiso; Premio Nazionale di Poesia “Ignazio Russo” città di Sciacca. Sue poesie sono inserite in varie Antologie di cui ricordiamo una tra tutte: “Bisogna armare d’acciaio i canti del nostro tempo” Antologia di poesie a cura dei Gian Luigi Nespoli e Pino Angione. Collabora con giornali e riviste.
Poeta del “Dissenso” propenso verso formule d’avanguardia linguistica e sperimentale, per il quale la poesia è testimonianza e risposta al quesito della storia e della cronaca quotidiana, relativamente alle realtà dell’oppressione e dello sfruttamento. E’ stato uno degli ultimi esponenti dell’ “Antigruppo Siciliciano”, movimento letterario nato quasi parallelamente alla Beat Generation americana, con la quale ci furono diversi contatti e collaborazioni tramite due dei maggiori esponenti di entrambi i gruppi, Lawrence Ferlinghetti per la Beat Generation e Nat Scammacca per l’Antigruppo.
Il verso per Schembari diventa denuncia ed egli partecipa non come spettatore, ma come protagonista della storia, testimone scomodo ed accusatore e, denunciando un’esistenza divenuta impossibile, la poesia per lui diventa un mezzo ed un’arma contro ogni condizione di penalizzazione, contro l’emarginazione, le guerre, il consumismo, l’ambizione, la corsa al potere, la mancanza di valori in cui l’ironia, l’invettiva, la rabbia sono sassi scagliati contro la palude dell’uniformità. Giuseppe Schembari è stato da sempre dalla parte di chi subisce la violenza dell’uomo sull’uomo, ma anche della violenza di Stato, cioè la violenza operata dalla legge e da chi dovrebbe tutelarla.
Nel 2015 ha pubblicato – sempre con l’editore Sicilia Punto L di Ragusa – il volume di poesie “Naufragi”.
Sono felicissima di ospitare Giuseppe Schembari sul Sasso, persona schiva e riservatissima, ma immensa nella dolcezza e nell’idealismo. Una di quelle Persone che reputi una fortuna aver incontrato sul tuo cammino e con cui si stabilisce empaticamente una comunione d’intenti, dove la reciproca stima fa sorgere il sole sul giorno della poesia.
Ringrazio di cuore Giuseppe per la fiducia con cui mi ha affidato il suo nuovo lavoro, perché io “dicessi” quello che ne pensavo a riguardo, in nome di quella schiettezza di cui mi sanno capace gli amici veri.
Carissima Angela, felicissimo anch’io.
Sono onorato e orgoglioso di essere ospite nel tuo pregevole blog ” Il sasso nello stagno “. E’ vero, ho affidato con fiducia alle tue mani il mio ultimo lavoro, perché ero certo della tua sensibilità e della disarmante schiettezza che ti contraddistingue ed inoltre di quella innata capacità che possiedi di andare al di là delle parole. Con sincera stima, Peppuccio.
Come volevasi dimostrare: pochissime volte il protagonista dell’articolo presentato qui è venuto a commentare…il dettaglio fa sempre la differenza positiva, per me.
Grazie, Peppuccio
Grato ad entrambi , ma è soprattutto la Poesia a dire grazie .
Un pensiero cordiale .
leopoldo attolico –
ricambiamo il pensiero cordiale con affetto, caro Leo! Grazie a te per la lettura 😀