Vado via Europa, vecchia puttana viziata.
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I tuoi ruderi non mi incantano più,
i tuoi specchi e i tuoi abissi hanno ingannato il mio esilio,
ferito il mio mesto corpo dell’Est
davanti ai falsi altari impietriti.
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Addio Europa di muri, impronte delle dita e tombe d’acqua.
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La mia patria castrata mi ha costretto ad andare via,
i tuoi santi eunuchi mi hanno abbandonato sotto la pioggia,
come straniero.
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Domani, di buon ora,
partirò con la prima nave del Tirreno,
dal porto del Circeo,
accompagnato dai canti mortali delle Sirene,
verso la Croce del Sud
senza voltarmi indietro.
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Nei deserti lontani m’aspettano viandanti sconosciuti,
guerrieri di tribù antiche, danzatrici del ventre;
ruberò fanciulle dalle corti dei re di confini,
come Halìl di Jutbìna delle Bjeshkëve të Nëmuna, ………….. (*)
per donarle in sposa al mio signore
e dare vita ad una nuova stirpe.
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Incendierò le vecchie lingue arrugginite,
mi scrollerò di dosso identità, cittadinanze e patrie matrigne;
voglio trascorrere i miei anni in prigione,
lontano dai miei libri,
con banditi onesti e fuorilegge.
Addio Europa del sangue versato in nome dei confini assassini
e delle bandiere insanguinate.
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Domani, di buon ora,
partirò con la prima nave del Tirreno,
dal porto del Circeo,
accompagnato dai canti mortali delle Sirene,
verso la Croce del Sud.
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(pagg.18-19)
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(*) Halìl: personaggio leggendario dell’epos albanese. / Jutbìna: territorio di confine tra l’Albania e l’ex Jugoslavia. / Bjeshkëve të Nëmuna: le Montagne Maledette, così vengono chiamate le Alpi albanesi del nord.
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