Storia di fate (tango)
La primavera fragile / la pazza primavera
pazientemente ascolta e attende il mio magari
con il suo miglior verde mi guarda e mi richiama
e decide orgogliosa che ora non se ne va
così / col mio stupore / resto senza rancori
e consegno dolcezze alla buona di dio
mi ritrovo illuminato ogni angolo di strada
e lentamente imparo a cantare io stesso
così vedo che il mondo piano piano migliora
che il piacere non lascia in me le cicatrici
che il caso è il mio rifugio e che è arrivata l’ora
di essere / fra l’altro / nuovamente felice
e l’amore davvero mi riscopre e mi tocca
e capisco d’un tratto che sono infine audace
l’amore mi sorprende ma non si sbaglia mai
quando sente che manchi / quando ti chiede ancora
se parli dalla riva / il mare ti risponde
con la stessa innocenza della tua antica infanzia
se le navi ti portano / ma non dicono dove
non ti dicono dove ma tu lo sai di già
infine quando un tempo / di lune congelate
spazza la primavera / che è matta da legare
quella vigliacca fugge / con la storia di fate
togliendoti i tuoi sogni e l’amore e il mare
così tornano il tedio la routine e la rabbia
e cresce lo spavento nel suo cupo recinto
e la memoria vizza e la tristezza saggia
mi coprono d’un cielo non più angelico e grigio
*
Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), da Inventario. Poesie 1948-2000, antologia a cura di M. Canfield, Le Lettere, Firenze, 2001