luoghi in ombra
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luoghi in ombra sensazioni
il cuore esce dal petto
va a viversi in pace
un’autobiografia languida
bocche di pesca dove fuggire,
restare indolente
fino alla morte solitaria del cacciatore,
il desiderio più che tiepido
ondeggia tranquillo in mare,
dov’è libertà dov’è il caso
non a caso a Sud,
dove il mondo si apre
in due come una melagrana
e la luna è dello stesso colore
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§
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ancora mare
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Avrò tempo di riflettere
sull’infinita concia del pensiero,
che la mia vita non vale l’altra
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sibila ogni steccato,
il passato emozionato dimentica
ossida ogni argento
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sul mio bagaglio di fragori vuoti
differenza con quel che sono,
avrò tempo di riflettere
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ancora mare, il mare
indimenticato rigurgito di spine
mi dà il braccio.
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Flavio Almerighi
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altre poesie dello stesso Autore, in questo blog, ai seguenti link:
https://ilsassonellostagno.wordpress.com/2015/09/25/flavio-almerighi-due-poesie/
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“dov’è libertà dov’è il caso
non a caso a Sud,
dove il mondo si apre
in due come una melagrana
e la luna è dello stesso colore”
Pur riferendosi alla tragedia vissuta nel Centro Italia a fine ottobre – a sud del paese del poeta, che è romagnolo – dove materialmente la terra si è aperta a causa dell’evento sismico, quando ho letto questi versi non ho avuto difficoltà ad incontrare il Sud nella sua eccezione più ampia, che includeva anche il mio Meridione in cui, di fatto, dall’Unità d’Italia in poi, ci hanno fatto vivere questa sensazione di spaccatura, di divisione dal resto del Paese, contraffacendo moltissime cose ed errando su molte altre…
Ma non voglio addentrarmi in questioni che esulano da questo luogo e, quindi, amando fin da subito quella similitudine con un frutto antico e appartenente a tutta una tradizione del sud, appunto, dove i grani sono metafore perfette dell’adesione delle vite di quei paesi scossi e distrutti, ho letto del frutto, appunto, del “caso” (come non ricordare “Tu non conosci il Sud, le case di calce \ da cui uscivamo al sole come numeri \ dalla faccia d’un dado.”) e della luna tra il giallo e il rosso, quasi fosse il mio amatissimo Vittorio Bodini a dirne, a raccontarne, con la medesima nostalgia per quel luogo di conflitto tra razionalità e cuore, come fu il mio sud per il poeta salentino – nato a Bari da una famiglia di origine e tradizioni leccesi e passato nei libri di letteratura (ancora senza il giusto merito, diciamolo) a dire della sua terra, dalla quale dovette andarsene, per apprezzarla, per poi tornare ed amarla e ad odiarla ancora di più…(ma la contraddizione è propria del sentimento d’amore, apprendiamo da Catullo) -.
Così nei versi di “luoghi in ombra”, leggo una precisa fotografia ancora attualissima della nostra Storia, che conferma la natura civile della poesia di Flavio Almerighi; una poesia impegnata per l’uomo e nella difesa dei suoi diritti, degna figlia della sua terra di partigiani.
Credo di non avere ancora compreso la poesia di Flavio Almerighi: quale sia il senso e di cosa sono fatte. Ora, leggendo queste mi si è aperto uno spiraglio di luce. E’ vero quel che dici, Angela, che le sue poesie hanno sostanza, ma questo è fin troppo manifesto, tanto che se ne potrebbe anche discutere. Ma ci fermeremmo all’involucro, alla superficie comunicante fatta di pensieri e sentimenti – spesso velati da malinconia – umori, sensazioni a cui viene dato del pensiero, quasi fosse un abito, forma di qualcosa che forma non ha. E credo questo dipenda dal fatto che le sue parole mancano di plasticità, che siano in buona sostanza dei bassorilievi. Nessuna parola incide profondamente, nessuna sua metafora lo fa. Dunque di che si tratta? Ecco, penso che le sue parole scritte siano voci; che siano fatte di sostanza aerea, ventosa e fuggevole. Sì, piene di senso e di immagini ma sono musica, musica svincolata da partiture metriche e fonetiche. Prive di quel “canto” che solitamente commuove i lettori italiani. Eppure musica. Quindi, se capisco bene, la poesia di Almerighi sono fatte della stessa sonorità che hanno i pensieri, dotate della stessa invisibilità. Se paragonato ai poeti che frequentano “L’ombra delle parole” saremmo sul versante di Steven Grieco, magari non con quella ricchezza sapienzale, filosofica, ma sicuramente fatte di quella stessa materia ventosa, di voci scritte; dove però l’Almerighi sta come in terra di nessuno, di nessun’altra scrittura, perché tutto è passato e si sta voltando pagina (sguardo).
Sicuramente Flavio Almerighi è un poeta, come scrive Lucio Mayoor Tosi, da «terra di nessuno», ci è arrivato a quel punto dopo un lunghissimo tragitto esperienziale e stilistico. Una poesia che non è fatta soltanto di isometrismi e di endometrismi ma che vuole sondare, andare al fondo delle «cose». Una poesia fatta di «cose». La sua è una poesia così disarmonica che ottiene una sua armonia fatta di dismetrie e di attriti (non solo semantici ma anche iconici), quegli attriti che sono propri della poesia quando giunge a maturità. In particolare, apprezzo la libertà espressiva di Almerighi, il suo aver saputo arricchire il proprio registro lessicale e metaforico evitando lo scoglio di una poesia referenziale che si basa soltanto sugli episodi e sulle battute di spirito (ho in mente in proposito la poesia di uno Zeichen), optando per una poesia che sappia andare dentro le «cose» con una vivacità intellettuale oggi molto rara.
Mi preme dire, e mi scuso se non l’ho scritto prima, che questi due testi sono stata una mia esplicita richiesta all’autore. Ho chiesto espressamente due poesie che parlassero di sud, attratta fatalmente dalla melagrana di cui in questa condivisione
La sostanza degli interventi non muterà, poiché sia Giorgio che Lucio conoscono bene e meglio di me il percorso poetico di Flavio, ma era giusto precisare.
Grazie dei commenti.
Grazieeeeeeeee
L’ha ribloggato.
quel sud che da romagnolo non ha visto e vissuto sulla propria pelle, ma a leggere queste sue riflessioni Flavio è riuscito a darne uno spiraglio quanto mai veritiero e sofferente. La bravura di un poeta sta proprio in questo, a mio modesto parere, riuscire a calarsi in situazioni e contingenze con la capacità e l’emozione del distacco. Ma non con un distacco freddo ma quello fatto vivido dall’immedesimazione sensoriale/percettiva. E Flavio in questo è un vero maestro. A lui va la mia gratitudine per tutte le immersioni poetiche alle quali mi concedo volentieri. Un grazie sincero a te Angela per aver proposto la sua grande arte. Ciao ad entrambi
grazie, Sarino, per le tue parole!