Maria Marchesi, tre poesie da L’occhio dell’ala (Lepisma, 2003)
Dicono che il bianco
fa compagnia alla follia.
Sarà vero, ma io ho sempre trovato
il nero nel latte, nel letto, nel piatto.
O è un vezzo della psichiatria
o ancora una volta mi sbaglio e confondo
il bianco per il nero.
Certo, dentro di me è un cimitero
senza confini e senza croci, bela
dannato distillando aborti.
*
Se sono stata madre non lo so.
Tutto è possibile. Mesi di silenzio assoluto,
ovatta di parole, gesti, ronzii.
La tramontana dava la mano
al sole marcio, cadevano torri antiche
senza far rumore. Il mio ventre
non sentiva aromi, né sussurri, era
un davanzale di pietra e aveva tanto sonno.
*
Io non sono poetessa
ma mi piace scrivere e affermare
di esserlo. Da piccola ho sentito dire
che i poeti sono pazzi e allora
perché non secondare il detto?
E poi, da quando scrivo
mi è più facile avvicinare
gli uomini; cominciano a trovarmi
interessante, d’animo gentile.
Così mi vengono sopra
con giusta violenza, temono di sciupare
una bella pagina o di finire
nei miei versi con nome e cognome.
Per leggere altre poesie della stessa Autrice in questo blog clicca qui
eccellente proposta, grazie
grazie, Flavio, per la lettura!