AA.VV. E…state in poesia!

Il sasso nello stagno di AnGre vi dà appuntamento a lunedì 19 agosto c.m.Un carissimo saluto a tutti e…state in poesia, mi raccomando! [Angela]

*

di Pablo Neruda (Cile, 1904 – 1973)

E’ oggi

E’ oggi: tutto l’ieri andò cadendo
entro dita di luce e occhi di sogno,
domani arriverà con passi verdi:
nessuno arresta il fiume dell’aurora.

Nessuno arresta il fiume delle tue mani,
gli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
sei tremito del tempo che trascorre
tra luce verticale e sole cupo,

e il cielo chiude su te le sue ali
portandoti, traendoti alle mie braccia
con puntuale, misteriosa cortesia.

Per questo canto il giorno e la luna,
il mare, il tempo, tutti i pianeti,
la tua voce diurna e la tua pelle notturna.

*

Canti e a sole e cielo col tuo canto

Canti e a sole e cielo col tuo canto
la tua voce sgrana il cereale del giorno,
parlano i pini con la lor lingua verde:
gorgheggiano tutti Il uccelli dell’inverno.

Il mare empie le sue cantine di passi,
di campane, di catene e di gemiti,
tintinnano metalli e utensili,
suonano le ruote della carovana.

Ma solo la tua voce ascolto e sale
la tua voce con volo e precisione di freccia,
scende la tua voce con gravità di pioggia,

la tua voce sparge altissime spade,
torna la tua voce carica di viole
e quindi m’accompagna per il cielo.

di Guillaume Apollinaire (Francia, 1880 – 1918)

Crepuscolo

Sfiorata dalle ombre dei morti
Sull'erba dove muore il giorno
L'arlecchina s'è spogliata
E specchia il suo corpo nello stagno

Un ciarlatano crepuscolare
Vanta i prossimi giri
Il cielo incolore è costellato
Di astri pallidi come il latte

Sul palco il pallido arlecchino
Saluta subito gli spettatori
Stregoni venuti di Boemia
Qualche fata e gli incantatori

Staccata una stella
la maneggia con le braccia tese
Mentre coi piedi un impiccato
Suona i piatti cadenzando

La cieca culla un bel bambino
Passa la cerva con i suoi cerbiatti
Il nano guarda con un'aria triste
Ingigantire l'arlecchino trismegisto
.
*
.
Hotels
La camera è sola
Ognuno per sé
Presenza nuova
Si paga a mese

Il padrone dubita
Pagheranno
Giro per strada
Come una trottola

Il rumore delle carrozze
Il mio brutto vicino
Che fuma un acre
Tabacco inglese

O La Vallière
Che zoppica e ride
Delle mie preghiere
Tavolo da notte

E tutti insieme
In questo hotel
Sappiamo la lingua
Come a Babele

Serriamo le porte
A doppia mandata
Ognuno porta
Il suo solo amore
.

.di René Char (Francia, 1907 – 1988)
.
A occhi chiusi e nello sforzo di prendere sonno
A occhi chiusi e nello sforzo di prendere sonno,
vedo brillare, sul fondo delle mie palpebre,
una brace: è l’anima ostinata,
il relitto lampeggiante
del naufragio glorioso del mio giorno.
.
*
.
203
Oggi ho vissuto l’istante della potenza
e dell’invulnerabilità assolute.
Ero un alveare che migrava
verso le sorgenti del cielo
con tutto il suo miele e tutte le sue api. 
.

.di Ada Negri (Italia, 1870 – 1945)
.
Capriccio
Veronetta Longhèna, tu mi piaci.
Il tuo sorriso è quello delle zingare,
bianco e rosso, con linee
sinuose, con fremiti fugaci
di sarcasmo e d'orgoglio.—Tu mi piaci.—
 
Dove l'hai preso il tuo bel nome?... È un nome
di guerra, non è vero?... Qual capriccio
d'amante allegro e ironico
te l'appuntò, qual nastro fra le chiome?...
Veronetta, mi piace il tuo bel nome.
 
Raccontami la tua vita randagia.
Io m'accovaccio presso a te, sul morbido
tappetino di Persia,
frugando con le molle fra la bragia.—
Raccontami la tua vita randagia.
 
Dimmi i paesi che vedesti, i porti
donde salpasti, spensierata rondine,
e il tuo piacer di vivere
così, padrona delle varie sorti,
come lo sei de' tuoi capelli attorti.
 
Io t'assomiglio, se mi guardi bene.
Ma è come fossi chiusa dentro un fodero,
mentre snudata sfolgori
tu, fina lama che in sua punta tiene
il mondo, per gingillo.—Guarda bene.
 
Quando riparti?... e verso qual ventura?...
.... Io resterò a frugar dentro la cenere;
e mirerò lo specchio
per rivederti in me, nella tua dura
fronte d'enigma, o Donna di ventura.
.
*
.
Il segreto
Spirò stanotte, senza dir parola.
Chi su lei pianse la coprì di rose
bianche, e i capelli in fronte le compose,
poi la lasciò nel gran silenzio sola.
 
Già intorno agli occhi e a le mascelle forti
si decompone il glacïal pallore.
Odor d'ambra e di ceri: odor di fiore
sfatto—e la calma estatica dei morti.
 
Ma la bocca che tace è però chiusa
sinistramente, un po' contratta, come
pietrificata su un lamento, un nome
caro, un comando, una suprema accusa.
 
Chi sa?... Volea la moribonda, forse,
d'un pesante segreto finalmente
purificarsi l'anima, languente
da tanto tempo tra le ferree morse
 
del silenzio: volea per la sua pace
ultima, forse, chiedere perdono,
o dir, chiudendo gli occhi: «Io ti perdono....».
.... Ma in cor per sempre il suo mister le giace.
 
Sta fra i neri capelli il sigillato
volto sì dolce un giorno, e par che dorma,
e par che avvolga la marmorea forma
l'ombra del sogno che non fu svelato:
 
sta la parola che non fu mai detta
sulla bocca di spasimo e di pietra:
dura, solenne, appassionata, tetra,
tace in eterno, ed in eterno aspetta.
.

.di Anne Sexton (Massachusetts, 1928 - 1974)
.
Il bacio
.
La bocca mi fiorisce come taglio.
Maltrattata tutto l'anno in lunghe
notti fatte soltanto di gomiti callosi
e delicate scatole di Kleenex che dicono piangi,
piangi; stupida bambina!
Prima il mio corpo era inutile.
Ora si strappa ai quattro angoli.
Strappa via gli indumenti della vecchia Maria, nodo dopo nodo
e guarda - Ora è colpito in pieno da questi dardi elettrici.
Zac! Una resurrezione!
Una volta era una barca, piuttosto legnosa
e senza impegno, senza acqua salata
e bisognosa di qualche ritocco. Non era altro
che un mucchio di tavole. Ma tu l'hai attrezzata, l'hai issata.
Tu l'hai scelta.
I miei nervi sono tirati. Come strumenti musicali
li ascolto. Là dove era silenzio
i tamburi e gli archi senza tregua continuano a suonare.
  Il merito è tuo.
Genialità pura all'opera. Caro, il compositore è caduto
nel fuoco.
.
*
.
Magia nera
.
Una donna che scrive è troppo sensibile e sensuale,
quali estasi e portenti!
Come se mestrui bimbi ed isole
non fossero abbastanza, come se iettatori e pettegoli
e ortaggi non fossero abbastanza.
Crede di poter prevedere gli astri.
Nell'essenza una scrittrice è una spia.
Amore mio, così io son ragazza.
Un uomo che scrive è troppo colto e cerebrale,
quali fatture e feticci!
Come se erezioni congressi e merci
non fossero abbastanza; come se macchine galeoni
e guerre non fossero già abbastanza.
Come un mobile usato costruisce un albero.
Nell'essenza uno scrittore è un ladro.
Amore mio, tu maschio sei così.
Mai amando noi stessi,
odiando anche le nostre scarpe, i nostri cappelli,
ci amiamo preziosa, prezioso.
Le nostre mani sono azzurre e gentili,
gli occhi pieni di tremende confessioni.
Ma quando ci sposiamo
ci abbandoniamo ai figli, disgustati.
Il cibo è troppo e nessuno è restato
a mangiare l'estrosa abbondanza. 
.
(testi e immagini – dove non specificato – dal web)(

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