versi da ARCANI di Angela Greco AnGre,
prefazione di Franco Pappalardo La Rosa (ed.Achille e La Tartaruga, 2020)
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Assenza, la più atroce delle poesie,
costante che scrive anche senza voce;
nell’illusione d’essere abituati ad essa,
al fiorire di sette Hyppeastrum rossi,
torna inesorabile il primo momento,
sassosa arsura contraria alla ragione.
Funamboli sulla soglia del dire, in ascolto
di poche lettere incapaci di mutare
pur nel cambio pelle che comportano.
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«Sei nata nella stagione dei soffioni; col cuore
in contromano | dissemini» (così mi de-scrivi)
Il sole da occidente coglie di sorpresa
i tetti il campanile le erbe
abbandonate alla finestra rotta, che
conosce l’ombra e l’oriente di quando era casa.
Poco più in là, alla periferia di un pensiero,
i tuoi occhi di giada dicono bella stagione.
La pioggia odora l’aria; poi, lo scroscio
del tuo nome fra sera e sogno.
S’aspetta tra le mani che trascorra
il buio.
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L’ha ripubblicato su Angela Greco (An Gre) poesia.
L’aspetto più interessante della tua poesia è il frequente cambio di direzione delle tue parole.
Cerco di spiegarmi. Una serie di parole esprime un significato che, all ‘improvviso viene cambiato dalla parola che segue, che all’ inizio sembra in contrasto con le parole che precedono, ma, basta un attimo di riflessione, ed appare il nuovo bellissimo significato.
Le tue parole sono dolce musica per il cuore.
Scusami la povertà delle parole.
Grazie, Luigi!! Hai magnificamente espresso una delle caratteristiche peculiari della poesia contemporanea, lo spiazzamento solo apparente che alcuni sintagmi producono. Mi hai reso felice!
“Assenza, la più atroce delle poesie” solo l’incipit è già un capolavoro!
Anche la seconda è molto bella!
Grazie, Emilio!