
IL MARE
Acqua docile al freno, sottomessa in silenzio,
Sparso mare dai flutti per sempre incatenati,
E massa offerta al cielo, specchio dell’obbedienza
Dove ogni notte tesse nuove pieghe
La lontana potenza senza sforzo degli astri.
Quando viene il mattino e di sé colma lo spazio,
Essa raccoglie e rende il dono della luce.
Si posa in superficie un brillìo lieve;
L’acqua, in attesa e senza desiderio,
Sotto il giorno che cresce risplende e si cancella.
Il riflesso serale darà all’ala sospesa
Fra cielo ed acqua un lucrore improvviso.
Trattiene in basso la legge sovrana
L’onde oscillanti, fisse alla distesa
Dove ogni goccia sale e scende alterna.
La bilancia dai bracci segreti e trasparenti
D’acqua si pesa, e pesa schiuma e ferro,
Di per sé giusta ad ogni barca errante.
Un filo azzurro traccia sulla nave un rapporto,
Esatto sulla sua linea apparente.
Sii propizio, ampio mare, agli infelici mortali,
Stretti ai tuoi bordi, persi nel tuo grande deserto.
A chi è per sprofondare parla, prima che muoia;
Éntraci fino all’anima, acqua, sorella nostra:
Degnati di lavarla dentro la tua giustizia.
.
da Le poesie di Simone Weil (a cura di Maura Del Serra, Editrice C.R.T. by Petite Plaisance
.
.
L’UOMO E IL MARE
Sempre, uomo libero, amerai il mare!
È il tuo specchio il mare: ti contempli l’anima
nell’infinito volgersi delle onde
e il tuo spirito non è abisso meno amaro.
Con piacere ti tuffi in seno alla tua immagine,
l’abbracci con lo sguardo, con le braccia, e il cuore
a volte si distrae dal proprio palpitare
al rumore di quel pianto indomabile e selvaggio.
Siete discreti entrambi, entrambi tenebrosi:
inesplorato, uomo, il fondo dei tuoi abissi,
sconosciute, mare, le tue ricchezze intime,
tanto gelosamente custodite i segreti!
Eppure, ecco che da infiniti secoli
vi combattete senza pietà e rimorso,
a tal punto amate le stragi e la morte,
o lottatori eterni, o fratelli implacabili!
Charles Baudelaire, da “Spleen e Ideale”, in “I fiori del male” (Trad. Marcello Comitini)
.
S’ODE ANCORA IL MARE
Già da più notti s’ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d’una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d’uccelli dalle torri, che l’aprile
sospinge verso la pianura. Già
m’eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un’eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.
Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie (Oscar Mondadori)
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