Due poesie di Emily Dickinson
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La Vita che abbiamo è certo grande.
La Vita che vedremo
La sorpassa, si sa, perché
È Infinità.
Ma quando ogni spazio è stato osservato
E ogni Dominio mostrato
L’estensione del più piccolo Cuore Umano
La riduce a nulla.
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Colpita, fui, ma non dal Fulmine –
Il Fulmine – sopprime
Il Potere di percepire il Suo Processo
Con il Vigore –
Mutilata – fui – eppure non dal Caso –
Da Pietra di Stupido Ragazzo –
Né da Incertezza di Cacciatore –
Chi il mio Nemico?
Derubata – fui – inviolata da Bandito –
La Magione tutta devastata –
Il Sole – sottratto alla Percezione –
L’estremo bagliore – sparito –
Eppure non ero nemica – di nessuno –
Non il più piccolo Uccello
Del vicino frutteto abitatore
Era di Me – timoroso –
Più di tutte – amo la Causa che Mi uccise –
Ogni volta che muoio
La sua amata Percezione
Mantiene un Sole su di Me –
Più bello – al Tramonto – com’è sua Natura –
Né io né te lo vedremo Sorgere
Fino all’Infinita Aurora
Negli Occhi dell’Altro –