Due poesie di Mário Quintana (1906-1994), poeta e scrittore brasiliano.
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Il tempo
La vita è il dovere che portiamo per realizzarlo in casa.
Quando si guarda, già sono le sei!
Quando per guardare, già è venerdì!
Quando si guarda, già è Natale…
Quando si guarda, già è passato l’anno…
Quando si guarda perdemmo l’amore della nostra vita.
Quando si guarda passarono 50 anni!
Ora è troppo tardi per riprovare…
Se mi fosse dato un giorno, un’ altra opportunità, nemmeno lo guardavo l’orologio.
Sarei sempre andato avanti e avrei buttato sul cammino la buccia dorata e inutile delle ore…
Avrei tenuto stretto l’amore che mi sarebbe stato di fronte e avrei detto che lo amo…
E c’è ancora: non evitare di fare qualcosa che ti piace solo per mancanza di tempo.
Non evitare di avere persone al tuo lato per pura paura di essere felice.
L’unica mancanza che sentirai sarà di questo tempo che, infelicemente, non tornerà mai più.
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Guardo le mie mani
Guardo le mie mani: sole non sono estranee
Perché sono le mie. Ma è talmente squisito distenderle
Così, lentamente come quegli anemoni del fondo del mare …
Chiuderle, all’improvviso,
Le dita come petali carnivori!
Con esse, tuttavia, prendo solo questo alimento impalpabile del tempo,
Che mi sostiene, e mi uccide, e va secretando il pensiero
Come i ragni tessono le tele.
A che mondo
Appartengo?
Nel mondo ci sono pietre, baobab, pantere,
Acque canticchianti, il vento che soffia
E in alto le nubi che improvvisano incessantemente,
Ma niente, di questo tutto, dice: “esisto”.
Perché a malapena esistono …
Intanto,
Il tempo genera la morte, e la morte genera gli dei
E, pieni di speranza e di spavento,
Officiamo rituali, inventiamo
Parole magiche,
Scriviamo
Poesie, povere poesie
Che il vento,
Miscela, confonde e disperde nell’aria …
Né la stella del cielo né la stella marina
Sono state il fine della Creazione!
Ma, allora,
Chi tesse eternamente la trama di questi vecchi sogni?
Chi fa in me — questa domanda?