Ma l’amore…

rose-in-the-rain

Ma l’amore, noL’amore mio non puòDisperdersi nel vento, con le rose…

*

Avremo letti pieni d’odori leggeri,
divani profondi come avelli
e strani fiori sulle mensole,
schiusi per noi sotto cieli più belli.

Consumando a gara i loro estremi ardori,
i nostri due cuori saranno due grandi torce
che rifletteranno i loro duplici splendori
nelle due nostre anime, questi specchi gemelli.

In una sera fatta di rosa e di mistico azzurro
ci scambieremo un unico lampo
come un lungo singhiozzo, tutto carico d’addio;

e più tardi un angelo, aprendo le porte,
verrà a rianimare, fedele e giocoso,
gli offuscati specchi e le fiamme morte.

Charles Baudelaire, La morte degli amanti

***

Il nostro amore è come Bisanzio
deve essere stata
l’ultima sera. Deve esserci stato
immagino
un riflesso sui visi
di quelli che affollavano le vie
o stavano in gruppetti
negli angoli di strada e nelle piazze
e parlavano insieme a bassa voce
doveva somigliare a quel riflesso
nel viso tuo
quando te ne scosti i capelli
e mi guardi.

Immagino che non abbiano parlato
molto, e di cose
del tutto indifferenti,
che abbiano tentato di parlare
e si siano arrestati
senza aver detto ciò che desideravano
e abbiano tentato ancora
e rinunziato ancora
e si siano guardati
e chinato lo sguardo.

ntichissime icone per esempio
portano quel riflesso
come il riflesso d’una città in fiamme
o quel riflesso che una morte imminente
lascia sulle fotografie dei morti giovani
nella memoria dei sopravvissuti.

Quando mi volto verso di te
nel letto, ho l’impressione
d’entrare in una chiesa
che è bruciata
da molto tempo
e dove il buio negli occhi delle icone
è rimastocolmo di quelle fiamme che li cancellarono.

Henrik Nordbrandt, Il nostro amore è come Bisanzio

***

Ora che sei venuta,
che con passo di danza sei entrata
nella mia vita
quasi folata in una stanza chiusa –
a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce
e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco
al nascere dell’alba, ammutolisce
quando sull’orizzonte balza il sole.

Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo
nella notte d’estate mi facevo
alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m’affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole
che, come l’acqua all’orlo che trabocca,
alla bocca venivano da sole,
l’ore deserte, quando s’avanzavan
puerilmente le mie labbra d’uomo
da sé, per desiderio di baciare…

Camillo Sbarbaro, Ora che sei venuta

*

In apertura, estratto dal brano di Lina Termini

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