Tre poesie di Costantino Kavafis
*
Cose nascoste
Dalle cose che feci o dissi
non cerchino d’indovinare chi fui.
C’era un impedimento a trasformare
il mio modo di vivere e di agire.
C’era un impedimento, e mi fermava
molte volte che stavo per parlare.
Dalle mie azioni meno appariscenti
e dai miei scritti più velati –
da questo solo mi conosceranno.
Anche se forse non varrà la pena
che faccian tanti sforzi per capirmi.
Più avanti – in una società perfetta –
apparirà di certo qualcun altro
che mi somigli e agisca da uomo libero.
Traduzione di Nicola Crocetti
~
Candele
Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese
dorate, calde, e vivide.
Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine dànno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.
Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto,
la memoria m’accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.
Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido,
come s’allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.
Traduzione di Filippo Maria Pontani
~
Sulla nave
In questo segno grafico lieve
Tracciato in fretta a bordo della nave
Ritrovo, sì, i suoi tratti.
Noi cinti dal mare ionico,
Stregato il pomeriggio.
I suoi tratti. Ma bello
Molto più di così mi appare
Ora, nel rievocarlo.
Una morbosità nel sentimento
Tale, la sua, da renderne
Abbagliante lo sguardo.
Così riemerge
Dentro di me – dal Tempo.
Dal Tempo… Eventi tanto
Remoti… Quel ritratto,
La nave, il pomeriggio…
1919