Per i tipi Laterza Edizioni della Libreria è uscito, in chiusura 2022, Prima che tutto torni buio. Scritti di cinema di Nicola Curzio, regista con una lunga carriera nella gestione di attività culturali in Italia e all’estero, responsabile per il cinema e le attività culturali dell’Institut Français di Milano, critico cinematografico e collaboratore della rivista ”Uzak” (dalla quale sono stati estratti la maggior parte degli interventi raccolti nel testo), prematuramente scomparso nel giugno ultimo scorso a soli 34 anni.
L’antologia, con prefazione di Oscar Iarussi (Qui), raccoglie scritti di critica, interviste e contributi redatti dal giovane studioso barese tra il 2013 e il 2017 e rende omaggio alla sua visione della settima arte, di cui si occupava non solo per mestiere, ma soprattutto per passione e per amore, come non si manca di ricordare nella Prefazione e nella nota finale (appendici necessarie per chi magari non ha consciuto questa promettente penna critica).
Ed è proprio la critica la cifra centrale che porta alla lettura di questo lavoro postumo, nel quale chi ne ha curato lʹedizione ha voluto mettere in evidenza le capacità non da poco di sintesi, la chirurgica precisione nei giudizi e, soprattutto, la coraggiosa chiarezza della scrittura, che ne fanno un compendio utile anche per chi volesse imparare a scrivere proprio di critica.
In un momento letterario nel quale si fatica a trovare buoni libri, che dicano materialmente qualcosa sulle arti, non mediati da interessi personali e favoritismi – e oggi nessuna arte è esclusa dalla mancanza di critica scritta e passibile di discussioni finalizzate alla crescita – “una luce, questo libro”, come conclude Oscar Iarussi la Prefazione, è più che mai vero. E da qui, lʼinvito a leggere questo Nicola Curzio, anche se il Cinema lo si è sempre solo pensato e visto relegato allo schermo o, al massimo, a qualche rassegna prestigiosa.
Punti di vista precisi, sintesi di trame che in pochi righi già proiettano il lettore nella situazione senza ambiguità lessicali o ricerche di benevolenza, scrittura nitida e mai in eccesso, giudizi incuranti delle mode o delle pubblicità, Nicola Curzio in queste pagine mette in luce un rigore che si fatica a trovare intorno. E l’onestà che forte emerge è una dote che non si può nascondere.
Nello scorrere delle pagine vengono presi in considerazione film particolari per produzione e distribuzione, di registi coraggiosi, impegnati, azzardanti, scelte di vita e di poetica non comuni, per esperti spesso, interviste ed articoli di addetti ai lavori per appassionati ricercatori e gente del settore, ma non è da sottovalutare il fatto che attraverso questa antologia si può venire a conoscenza di opere i cui titoli difficilmente potremmo trovare in circuiti più vicini. E questo, oltre alla scrittura, è un grande pregio.
Il titolo, quel che maggiormente ha attratto chi sta scrivendo questi righi, è una metafora strepitosa attribuibile sicuramente alla crisi del settore cinematografico legata agli ultimi eventi socio-sanitari, ma anche, a parer mio, alla stessa umanità, relegata nella poca luce rimasta sul grande schermo esistenziale, sul quale troppi accadimenti sembrano voler scrivere i titoli di coda.
Ecco, Nicola Curzio e questi suoi scritti, fanno sì che quellʹultimo e necessario barlume dellʼarte di vivere, perché anche il Cinema altro non è che la rappresentazione del dramma in cui ci ritroviamo ogni giorno, non si spenga. [Angela Greco AnGre]
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“Basta il desiderio di una bambina perchè la realtà tutta si trasformi e un toro bianco brilli come una lucciola nel buio della notte. Il cinema non attende altro.” — Qui il libro