Allegoria della Primavera di Sandro Botticelli (per i lunedì dell’Arte)

botticelli-primavera

S.Botticelli, Allegoria della Primavera (1481 – 1482)

tempera su tavola, cm 203 x 314 – Firenze, Galleria degli Uffizi

http://www.uffizi.org/it/sale/

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In questo dipinto – riconosciuto in quello citato in un inventario del 1499, in cui viene detto che si trovava sopra un “lettuccio” nella stanza attigua alla camera da letto di Lorenzo di Pierfrancesco de’Medici nel palazzo di famiglia in Via Larga – uno tra i più celebrati di Botticelli, sul quale intere generazioni di storici, letterati, storici dell’arte si sono cimentati, sono riconoscibili il tono di racconto collocato al di là del tempo reale, in un’atmosfera di “favola mitologica”, e la natura entro la quale si compie una sorta di rito pagano.  Le ragioni della committenza sembrano sottrarsi a tutt’oggi a ogni certezza; ciò che appare assodato è la centralità del ruolo attribuito a Venere e il legame con quel circolo di idee neoplatoniche condiviso presso la corte medicea.

Venere è anche collocata la centro del dipinto e dinnanzi a un mirto, pianta a lei tradizionalmente sacra; si è immessi in una sorta di paradiso mitologico, in cui, sulla destra, Zefiro, il vento primaverile, è raffigurato nell’atto di afferrare la ninfa Clori, che sta per fuggire e dalla cui bocca escono i fiori che si depositano sul trasparente abito di Flora. A sinistra, le Tre Grazie, le ancelle di Venere, intrecciano una danza e accanto a loro Mercurio allontana le nubi con il caduceo, suo tipico attributo. In alto, sopra Venere, Cupido, il dio dell’Amore, lancia i suoi dardi verso una delle Grazie. Alle spalle dei personaggi si trova una quinta arborea di aranci, mentre un tappeto erboso, intessuto di decine e decine di fiori, costituisce il piano su cui le figure sembrano muoversi danzando.

Dare un significato ultimo e univoco alla scena appena descritta è un’impresa inesauribile; anche l’identificazione dei personaggi, che sembrava unanimamente accettata dalla critica, è stata ultimamente messa in discussione da una recente, affascinante e precisa rilettura, che propone di interpretare il soggetto non tanto come Allegoria della Primavera, quanto come Le nozze di Filologia e Mercurio. Rimane indiscussa la collocazione dell’opera entro un complesso insieme di rimandi culturali al tema dell’Amore, così come non può essere discussa la matrice neoplatonica che la informa, né la straordinaria qualità esecutiva: oltre alla disarmante minuzia descrittiva di fiori e piante, va rimarcato il rapporto formale con la scultura, sia classica, di cui anche a Firenze esistevano importanti esemplari, che contemporanea al Botticelli, cui va riferita anche la particolare tensione conferita alla linea, che crea il ritmo dolce  e pacato delle figure e ne sostanzia i reciproci rapporti. (dal saggio di Chiara Basta in Botticelli, I grandi maestri dell’arte – Skira)

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