Michael Pacher, Risurrezione di Lazzaro (1471- 1481)
Tempera su tavola, cm 175 x 130 – St.Wolfgang, Altare maggiore del santuario di St.Wolfgang (Austria)
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Pacher è uno dei pochi artisti del XV secolo che eccelsero in due diversi campi: il suo talento come intagliatore è infatti pari al suo valore nella pittura. Sulla sua formazione e prima fase di produzione non si possono che avanzare delle ipotesi. E’ probabile che sia stato profondamente influenzato dall’altare della Frauenkirche a Sterzing (Vipiteno, Trentino Alto-Adige) eseguito da Multscher tra il 1457 e il 1458. La presenza di Pacher a Brunico, dove l’artista ebbe una fiorente bottega, è attestata a partire dal 1467 e il polittico iniziato nel 1471 per la chiesa parrocchiale di Gries presso Bolzano, rappresentante l’incoronazione della Vergine, costituì una sorta di lavoro preparatorio per il suo capolavoro, l’altare a doppie portelle del Santuario di Sankt Wolfang nell’Austria Superiore composto da rilievi, statue e pitture. Solo questo polittico di St. Wolfgang, il Pacher-Altar, situato nel coro della navata destra del santuario (immagine in basso: a destra, gli otto riquadri esterni della Pala, che riproducono altrettante scene della vita di Gesù; a sinistra, i quattro riquadri interni, che narrano, invece, la vita di Maria – clicca sulla foto per ingrandire) si è conservato per intero, mentre le restanti opere principali del Maestro si sono conservate solo parzialmente e si possono osservare, per esempio, nell’Alte Pinakothek di Monaco o nella galleria austriaca del Belvedere di Vienna.
Partito dallo stile dei maestri sudtirolesi, intorno al 1450 Michael Pacher perviene, sotto l’influsso di Hans Multscher e della scuola del Nord-Italia, in particolare dello scultore Donatello e del pittore Andrea Mantegna (che ebbe modo di studiare a Verona, Mantova e Padova), ad un linguaggio artistico nuovo per i territori di lingua tedesca. La prospettiva lineare caratterizza le sue rappresentazioni architettoniche e spaziali. Plasticità, espressione intensa e gesti eloquenti caratterizzano le sue figure. Il suo modo di trattare luci e ombre conferisce alle sue immagini un aspetto realistico. Egli unisce idealmente scultura lignea e pittura.
Il dipinto Risurrezione di Lazzaro si distanzia da vari punti di vista dalla tradizione iconografica. Anzitutto, la scena è insolitamente posta in un interno, la cui struttura mostra una sorprendente mistione di elementi architettonici contemporanei inerenti le sfere del sacro e del profano. Inoltre l’avvenimento non si sviluppa da sinistra a destra, ma dal primo piano verso la profondità. E’ vero che le sorelle di Lazzaro si trovano inginocchiate in primo piano, parallelamente alla superficie del quadro, e anche il gesto di Cristo conferma la stessa direzione, tuttavia Lazzaro è ritratto di spalle e il suo corpo è rappresentato in uno scorcio che procede dal fondo del quadro. la profondità dello spazio è sostenuta dalle linee essenziali dell’impianto: la sagoma della tomba, cui corrisponde quella della volta; la fuga ordinata delle figure, che sembrano fare ala all’evento, e, infine, l’arco che si apre sull’asse centrale della parete di fondo e porta lo sguardo verso l’indefinita lontananza della campagna. L’esibizione della prospettiva finisce per avere la meglio sulla vicenda. La figura di Lazzaro ricorda da vicino il Cristo morto di Mantegna e ciò fa assumere come acquisito lo studio di questo artista. ma il principio compositivo di Parcher rinvia alle conquiste del futuro: infatti le linee dello scorcio non rimandano ad un unico centro, bensì fanno convergere direttamente lo sguardo sul paesaggio aperto sullo sfondo.
Tratto e adattato da: Gotico, monografia edita da Taschen e da Wikipedia. Immagini dal web.