LA TIGRE
I
Alte cupole d’ambra nei riflessi
sanguigni del tramonto
scintillano nel vento d’un aprile
che ancora indugia in sussiegosi addii.
Non voglio entrare in casa troppo presto.
Resterò qui finché non cali il buio.
II
Se impuro è il mondo e impura la mia pelle,
stasera anche la vita ha il fiato corto.
Il suo giorno è memoria di ferite
ed è bene per lei che passi presto.
III
Perché ruggisce così forte in sogno
lo spirito regale della tigre?
“Tienimi in te, fratello, e non lasciare
che io con te precipiti nel nulla!”
“Non troppo presto, no, del tempo ancora
ci vien concesso per cacciare insieme!”
IV
C’eri anche tu nel vento dei pianori,
delle calde savane e delle tundre.
C’eri anche tu nei luoghi disertati,
dove l’amor di sé, dimenticato,
vagava senza meta e senza posa.
V
Ora non sei più sola, mia compagna,
io sono qui. Sto attento al tuo sorriso.
Son tornato dai limiti del nulla,
dai confini malefici del vuoto,
là dov’è noto il nome d’ogni demone
ed è il maestro degno di rispetto.
Riposerà la tigre che in me vive
per qualche giorno. Poi ripartiremo.
Nuovi fratelli insieme a noi saranno.
*
Antonino Caponnetto, 17 aprile 2015 (inedito)