versi tratti dall’antologia Fuori dallo scaffale AA.VV a cura di Flavio Almerighi e Angela Greco (scaricabile QUI)
(da Hebenon, Terza serie, n.2, Aprile 2004)
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(da hebenon.com)
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(da Hebenon, Terza serie, n.1, Ottobre 2003)
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versi tratti dall’antologia Fuori dallo scaffale AA.VV a cura di Flavio Almerighi e Angela Greco (scaricabile QUI)
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Il mondo cambia in fretta, la barbarie non è mai finita, anzi… Il futuro è ipotecato e improbabile. Il moto di appartenenza limitato a parrocchie senza accoglienza. Perduta la memoria ne conserviamo frammenti, polvere di ostie consacrate annidate in una pisside terminata la messa. Ci hanno dato il consumismo perché noi e i nostri figli non potessimo più farne a meno, poi ce lo siamo lasciati sfilare mentre eravamo al telefono, addormentati davanti al televisore. La democrazia, ci è stato detto, è un bene retorico e deperibile. Rimane il silenzio di noi abulici, tutti uguali, che non sappiamo più fare. L’uomo saggio si identifica con il “cazzaro”. (Flavio Almerighi)
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“FUORI DALLO SCAFFALE – antologia di test-I poetici NON ALLINEATI (l’ordine è casuale)” è voce di autori che non condividono l’imperante clientelismo a cui oggigiorno pare adeguarsi chiunque. Clientelismo, che nel momento in cui si tenta di controbattere semplicemente ti estromette, ti mette fuori, appunto, dallo scaffale del Mondo. Gli Autori – a cui va un grazie di cuore per la stima e la fiducia accordati a Il sasso nello stagno di AnGre – che gratuitamente e gentilmente hanno concesso i loro testi, unitamente ad altre esperienze condivise dal web, vogliono soltanto fornire uno spunto di riflessione, uno spiraglio nella cortina impenetrabile della “casta” teso al reale smantellamento, mattoncino per mattoncino, di quanto sta impoverendo l’Essere Umano. (Angela Greco AnGre)
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“sono un vagabondo e semino parole da un buco della tasca…” – “Credevo che per i poeti fosse venuto il tempo della peste, il tempo della fine: la fine dei canti, delle odi, dei poemi, di tutte le vecchie, ammuffite sciocchezze. Per i poeti che, come passeri disperati, lasciavano i loro escrementi dappertutto. Ero nauseato dai cuori delicati che i poeti ostentano sul palmo delle mani, insanguinati trofei della loro guerra con la vita, ch’essi si portano dietro lungo le autostrade e le scorciatoie dell’esistenza, gridando: “Aiuto, aiuto!” con la bocca sanguinante, benché sappiano benissimo che nessuno li ascolterà.” (Emanuel Carnevali, da Il primo dio, Adelphi)
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“Il disagio degli uomini di cultura si fa sempre più crudo nel mondo. Coloro che soltanto a diporto e per i loro scopi più o meno politici frequentano le arti e le scienze non hanno motivo di soffrire di questa disdetta: e i bari della cultura, pronti a seguire ogni padrone tranne la verità, non hanno ragione di allarme. Ma per i poeti, gli artisti, i filosofi, gli scienziati di buona fede, in questa vecchia Europa, questo è tempo di desolazione.” – (Francesco Flora, in Hebenon, IV serie, n.13-14, Aprile – Novembre 2014)
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[Addormentarsi adesso]
“Addormentarsi adesso
svegliarsi tra cento anni, amor mio…”
“No,
non sono un disertore.
Del resto, il mio secolo non mi fa paura
il mio secolo pieno di miserie e di scandali
il mio secolo coraggioso grande ed eroico.
Non ho mai rimpianto d’esser venuto al mondo troppo presto
sono del ventesimo secolo e ne son fiero.
Mi basta esser là dove sono, tra i nostri,
e battermi per un mondo nuovo…”
“Tra cento anni, amor mio…”
“No,
prima e malgrado tutto.
Il mio secolo che muore e rinasce
il mio secolo
i cui ultimi giorni saranno belli
la mia terribile notte lacerata dai gridi dell’alba
il mio secolo splenderà di sole, amor mio
come i tuoi occhi…”
Nazim Hikmet
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Alfredo de Palchi
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[Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco]
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al seguente link Anticonvenzionali per San Valentino – poesie (clicca qui) è possibile scaricare questa breve antologia in formato pdf \ e-book
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Il sasso nello stagno di AnGre,
insieme con i suoi Collaboratori ed i suoi Amici di lunga data,
augura a tutti sereni giorni di festa…in poesia!
Al link sotto riportato è possibile scaricare gratuitamente, cliccandovi sopra, una breve Antologia di Autori Vari sul tema della “casa”, intesa non solo, come le mura entro cui molti hanno la fortuna di vivere. La raccolta di poesie, che coralmente doniamo ai nostri lettori, abbraccia il Novecento e giunge fino a questo nuovo secolo ed ha per titolo una significativa massima di Plinio il Vecchio, “La casa è dove si trova il cuore”. Un titolo, a cui non abbiamo attribuito nessun significato retorico, ma che ha riunito in sé l’idea di Poesia, quale casa per tutti, e l’augurio che tutti possano avere un luogo che li accolga, sempre, ogni giorno, Natale compreso. Buona lettura!
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AA.VV. “La casa è dove si trova il cuore” – Autori & titoli
FLAVIO ALMERIGHI, Le chiavi di casa
LEOPOLDO ATTOLICO, Pied sot terre
EMILIA BARBATO, Autunno
DORIS EMILIA BRAGAGNINI, L’albero e la mela
MARIELLA COLONNA, Da bambina non mi piacevano le bambole
MIRELLA CRAPANZANO, La casa sul mare
MARIO M.GABRIELE, La casa risaliva agli anni 40
ANGELA GRECO, IV stanza
MONICA GUERRA, due poesie brevi tratte da due libri dell’autrice
GIORGIO LINGUAGLOSSA, La grande casa immersa tra gli aranci
RITA PACILIO, Senza titolo – inedito
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All’interno dell’allegato, inoltre, sono inclusi anche alcuni autori storicizzati.
La fotografia di copertina, riportata anche in apertura, è di Giorgio Chiantini.
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— Un ringraziamento speciale gli Amici, che hanno aderito con entusiasmo a questa proposta, per la disponibilità, l’amicizia e soprattutto per la stima —
(AnGre)
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20 Maggio 2016 Giornata Mondiale della Lingua e della Cultura Greca
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Non ci aspettavamo che accadesse di nuovo
eppure è di nuovo nero come la pece il cielo,
partorisce mostri di oscurità la notte,
spauracchi del sonno e della veglia
ostruiscono il passaggio, minacciano, chiedono riscatti.
Non temere Lestrigoni e Ciclopi…
non temere, diceva il poeta,
ma io temo i loro odierni simulacri
e soprattutto quelli che li muovono.
Temo quanti si arruolano per salvarci
da un inferno che aspetta solo noi,
quanti predicano una vita corretta e salutare
con l’alimentazione forzata del pentimento,
quanti ci liberano dall’ansia della morte
con prestiti a vita di anima e di corpo,
quanti ci rinvigoriscono con stimolanti antropòvori
con elisir di giovinezza geneticamente modificata.
Come una goccia di vetriolo brucia l’occhio
così una fialetta di malvagità
può avvelenare innumerevoli vite,
«inesauribili le forze del male nell’uomo»
predicano da mille parti gli oratori,
solo che i detentori della verità assoluta
scoprono sempre negli altri il male.
«Ma la poesia cosa fa, cosa fanno i poeti?»
gridano quelli che cercano il consenso
su ciò che hanno pensato e già deciso,
e vogliono che ancora oggi i poeti
siano giullari, profeti o cortigiani.
Ma i poeti, nonostante la loro boria
o il loro sottomettersi ai potenti,
il narcisismo o l’adorazione di molti,
nonostante il loro stile ellittico o verboso,
a un certo punto scelgono, denunciano, sperano,
chiedono, come nell’istante cruciale
chiese l’altro poeta: più luce.
La poesia non riadatta al presente
la stessa opera rappresentata da anni,
non salmeggia istruzioni sull’uso del bene,
non risuscita i cani morti della metafisica.
Passando in rassegna le cose già accadute
la poesia cerca risposte
a domande non ancora fatte.
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Kikì Dimulà (1931)
Fotografia 1948
Odisseas Elitis (1911 – 1996)
Nel blu di Iulita
Anche in un frammento di Briseide e in una conchiglia dell’Euripo si trova
Ciò che intendo. Deve avere avuto una fame tremenda di bonaccia agosto
Per cercare il meltemi; così da lasciare un po’ di sale sulle ciglia e
In cielo un blu il cui nome benaugurante odi tra i tanti
Ma nel profondo c’è il blu di Iulita
Come se precedesse la scia del respiro di un bimbo
Che vedi avvicinarsi così nitidamente i monti dirimpetto
E la voce di un antico colombo fendere l’onda e perdersi
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Se il bene è sacro, di nuovo dal vento
Gli viene ricambiato. Si moltiplica tanto dai suoi stessi figli Eu-
Morfia e l’uomo cresce prima due e tre volte
Lo raffiguri il sonno
Nel suo specchio. Cogliendo mandarini o ruscelli di filosofi se non anche
Un villaggio mobile di api sul pube. E sia
L’uva fa bruno il sole e più candida la pelle
Chi se non la morte ci rivendica? Chi pratica l’ingiustizia dietro ricompensa?
Un accordo armonico la vita
————————–a cui si frappone un terzo suono
Ed è questo che dice veramente che cosa getta il povero
E che cosa raccoglie il ricco: fusa di gatto, rametti intrecciati di agnocasto
Assenzio con capperi, parole che si evolvono con una vocale breve
Baci e abbracci da Citera. Così, a cose come queste si aggrappa
L’edera e si fa più grande la luna perché vedano gli innamorati
In che blu di Iulita puoi leggere la ragnatela del destino.
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Ah! Quanti tramonti ho visto e quanti corridoi di teatri antichi
Ho attraversato. Però non mi ha mai prestato un po’ di bellezza il tempo
E una vittoria per sconfiggere il nero e prolungare la durata dell’amore cosicché
Sia più ingegnoso e melodico il suo pulpito
Il canto dell’allodola che è in noi
Nube accigliata che solleva uno schietto “no” come una piuma
E poi ricade e tu ti sazi ti sazi ti sazi di pioggia
Diventi coetaneo dell’intatto senza conoscerlo e
Continui a farti il solletico con le tue cugine nei recessi del giardino
Domani un suonatore ambulante ci innaffierà di fiori della notte
E nonostante ciò saremo un po’ più infelici
——————————come solitamente nell’amore
Ma dal mastice dell’argilla sale un sapore eretico
Per metà di odio e sogno per metà di nostalgia
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Se continueremo a essere percettibili come uomini che
Passano la vita sotto cupole punteggiate da tritoni di smeraldo,
–—————allora
Sarà mezzo secondo dopo mezzogiorno
E la sublime perfezione
———————–compiuta in un giardino di giacinti
Cui è stato abolito per sempre l’appassire. Un po’ di grigio
Che una sola goccia di limone rasserena allorché
Vedi ciò che fin che intendevo dall’inizio incidersi
Con caratteri nitidi
———————sul blu di Iulita.
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Costantino Kavafis (1863 – 1933)
Idi di marzo
Anima, temi le cose grandi.
E se non puoi sconfiggere le ambizioni,
assecondale almeno con prudenza,
con esitazione. E più procedi,
con tanta maggior cura indaga.
Raggiunto che avrai il culmine, Cesare ormai,
quando figura d’uomo famoso avrai assunto,
soprattutto allora sii vigile, se esci in strada,
sovrano insigne, con il tuo corteo,
se avviene che ti si accosti dalla folla
un Artemidoro con in mano una lettera
e che ti dica in fretta: «Leggi subito questa,
è una cosa importante, t’interessa»,
fermati pure, allora, dilaziona
ogni affare o discorso; scosta pure
chi ti saluta e ti s’inchina
(li vedrai più tardi); lascia che aspetti
anche il Senato, e leggi subito
le cose gravi che scrive Artemidoro.
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Nikitas Randos (1907 – 1989)
Villa Asphodela
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“Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo.”
(Angelo Maria Ripellino, Lo splendido violino verde, 1976)
Per questo 21 marzo, Giornata Mondiale della Poesia, Il sasso nello stagno di AnGre dedica ai suoi Amici e lettori questa breve selezione di versi: ogni poesia contiene un colore, così da rappresentare tutte insieme un’ideale tavolozza con cui dipingere un nuovo giorno, un nuovo mondo, dove ritrovarsi e ritrovare un’umanità libera da egoismi e ancora capace di fare gruppo e comunità in maniera positiva e proficua. Forse questo cambiamento a tanti, a troppi, sembrerà quantomeno folle e irrealizzabile, ma questo collettivo & blog fa parte di quella metà di Cielo che vuole provarci ugualmente a mutare il vigente e soffocante stato di appiattimento culturale e umano, nel quale versiamo ormai da troppo tempo. Buona lettura a tutti!
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Peppino Impastato, da Amore Non Ne Avremo (Navarra Editore)
(Settembre 1958)
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“Voci indipendenti dal giorno specifico in cui ci rendiamo pubbliche, abbiamo scelto di far parte di una a-temporalità che renda attenzione ad un forte bisogno collettivo qual è il cambiamento, che urla realizzazione nello spazio che siamo e che attraversiamo, consapevoli del prestito e non del possesso di quanto ci viene benignamente fornito dalla sorte. […] Ed è la parola, poetica e pittorica in questo caso, alla quale chiediamo e a cui affidiamo la nostra volontà di cambiamento, partecipando all’azione globale dei 100mila Poeti (100 Thousand Poets for Change) e artisti mobilitatisi a livello mondiale in questo 27 settembre 2014 per essere unica e forte voce contro tutto quello che sta portando alla deriva l’Uomo…”
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VOCI DI CAMBIAMENTO AA.VV – poesia & arte 27settembre’14 – Il sasso nello stagno di AnGre
Autori:
*Cataldo A. Amoruso *Antonino Caponnetto *Daniela Cattani Rusich
*Mirta De Riz *Franco Floris *Annamaria Giannini
*Angela Greco *Pasquale L. Losavio *Daìta Martinez
*Sebastiano A. Patanè-Ferro *Romeo Raja *Roberto Ranieri
*Augusto Salati *Nunzio Tria *Antonella Troisi *Giorgio Chiantini
*Gianni Gianasso *Kostia