due poesie di Adam Zagajewski

Paul-Klee-ad-Parnassum-1932

ALL’ALBA

All’alba dai finestrini del treno vedevo città

disabitate, spopolate dal sonno,

aperte e indifese come grandi

animali sdraiati sul dorso.

Per le vaste piazze camminavano

solo i miei pensieri e un vento freddo,

sulle torri perdevano i sensi bandiere di lino,

nelle chiome degli alberi si svegliavano gli uccelli,

nelle folte pellicce dei parchi scintillavano

occhi di gatti selvatici,

nelle vetrine dei negozi si specchiava

la timida luce del mattino, eterno debuttante,

le giostre, finalmente assorte,

pregavano il loro invisibile centro,

i giardini fumavano come le rovine di Varsavia,

e alle mura brune del macello

ancora non era arrivato il primo camion.

All’alba le città non sono di nessuno,

non hanno nomi

e neppure io ho un nome,

sul far del giorno, quando svaniscono le stelle

e il treno corre sempre più veloce.

:

FESTE TARDIVE

La sera, ai confini della città, dopo un giorno intero

di vuoto, iniziano all’improvviso feste tardive

e il sanscrito del crepuscolo parla

nella lingua rovente della gioia.

In alto nell’aria fluttuano fuochi fatui

di sigarette che nessuno fuma.

Arde la carta di fugaci segreti;

le confidenze del cielo che si spegne sommesso

non si lasciano annotare o ricordare.

Che importa se t’insegue l’esercito del faraone,

quando l’eternità è intrecciata ai giorni

della settimana come il muschio tra le travi

di una casa di legno.

*

Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti, Adelphi

immaine: Paul Klee, Ad Parnassum, 1932