
Versi da Bagagem (2003) e Coração disparado (2006), Editora Record, Rio de Janeiro.
ANNUNCIAZIONE AL POETA
Ave, avido.
Ave, fame instancabile e bocca enorme,
mangia.
Da parte dell’Altissimo ti concedo
che non ti riposerai e tutto ti ferirà mortalmente:
la spazzatura, la cattedrale e la forma delle mani.
Ave, pieno di dolore.
.
IL SOGNO
L’ho riconosciuto nella frazione del mio nome,
mi ha chiamato come da vivo,
partendo dalla tonica:
“Délia, vieni qui.”
Mi sono aggrappata alle estremità del letto,
dove giaceva sano il suo volto malato,
e l’ho trascinato per corridoi pieni
di medici, siringhe e camici bianchi.
Poi tutto il giorno è stato il petto stretto,
la sua voce nel mio orecchio, i suoi occhi,
come solo quelli dei morti guardano
e la speranza, in puro sconforto
e l’ansia.
.
DOLORI
Oggi mi sono sentita triste,
ho sofferto tre tipi di paura
accresciuti da un fatto irreversibile:
non sono più giovane.
Ho discusso di politica, di femminismo,
dell’opportunità della riforma penale,
ma alla fine dei discorsi
toglievo dalla tasca il mio pezzetto di specchio
e mi si riempivano gli occhi di lacrime:
non sono più giovane.
Le scienze non mi hanno soccorso,
né ho per definitivo conforto
il rispetto dei giovani.
Ho aperto il Libro Sacro
in cerca di perdono per la mia carne superba
e lì era scritto:
“Fu per fede che anche Sara, nonostante l’età avanzata,
è stata capace di avere una discendenza…”
Se qualcuno mi fissasse, ho insistito ancora,
in un quadro, in una poesia…
e fossero oggetto di bellezza i miei muscoli flosci…
Ma non voglio. Esigo il destino comune delle donne sulle tinozze,
di quelle che mai vedranno i loro nomi stampati e tuttavia
sorreggono i pilastri del mondo, perché anche se vedove degne
non rifiutano il matrimonio, anzi trovano il sesso gradevole,
condizione per la normale gioia di legare un nastro sui capelli
e pulire la casa al mattino.
Una tale speranza imploro a Dio.
.
tratto da Fili d’aquilone num.9 – Adélia Prado, una delle voci più originali della poesia brasiliana contemporanea, è nata nel 1936 a Divinópolis, nello Stato di Minas Gerais, terra che ha dato grandi poeti come Carlos Drummond de Andrade e Murilo Mendes, solo per citarne due. Madre di cinque figli, già dalla prima raccolta, Bagagem, del 1976, pubblicata a quarant’anni, ha stupito e scosso il mondo letterario brasiliano per la singolarità della sua voce lirica. Da allora il suo percorso è stato un crescendo, con più di dieci libri di poesia e prosa pubblicati, con premi letterari importanti e traduzioni in molte lingue.
Nella poesia della Prado si fondono elementi di uno spiccato misticismo con una sensualità tutta femminile, di donna che rivendica orgogliosamente gli aneliti e le aspirazioni anche del corpo oltre che dell’anima. La sua è poesia di cose, persone e luoghi in cui lei recupera la propria storia familiare, il rapporto con i genitori e con tanti altri personaggi umili ed eroici delle piccole città, in una regione apparentemente al margine della storia, in un tempo rallentato rispetto a quello delle grandi città del centro-sud del paese: un tempo e un luogo in cui persone e cose hanno una sacralità intrinseca e naturale. Lei ripercorre, come per salvarli dalla dimenticanza e dalla cancellazione del tempo, gesta di vite meste, voci basse, corpi discreti, atti premurosi che nascondono, per umiltà, una grande commozione. È necessario vedere bene, leggere nelle piccole cose di ogni giorno, come fa lei, per estrarre le pietruzze di poesia che ci offre.
Predilige, e questo è uno dei segni della sua originalità, un linguaggio vitale, diretto e contundente, colloquiale e regionale allo stesso tempo, efficace nel narrare un mondo rurale arcaico che il Brasile moderno ha fretta di cancellare e dimenticare. Come Guimarães Rosa, lei intravede in questo paese dell’interno valori che altrove si sono persi, come l’amore e la dedizione filiale, la solidarietà e il rispetto dell’altro, la cordialità e l’ospitalità che da sempre caratterizzano tutta l’estesa regione del centro del paese.
Se da una parte è evidente nella sua opera il forte legame con autori come i già citati Drummond de Andrade e Guimarães Rosa, allo stesso tempo la sua poesia non assomiglia a nulla e a nessuno. Si sente nel suo linguaggio torrenziale l’influsso della Bibbia, che lei avvicina alla vita di tutti i giorni, demistificando l’aura di mistero che pare avvolgere da sempre cose e figure religiose della tradizione, avvicinando – con umore e ironia – Dio agli uomini e, soprattutto, Dio alle donne.
Senza appartenere a nessun gruppo o scuola, la scrittrice ha proposto – senza timore, anzi con un pizzico di orgoglio – in anni in cui la poesia avanguardista degli anni ’60-’80 dominava incontrastata le riviste e i giornali letterari dell’epoca, atmosfere, linguaggi e temi apparentemente desueti.
Afferma a tal proposito lo studioso e poeta Affonso Romano de Sant’Anna, uno dei primi a leggerla ancora inedita e a evidenziarne l’originalità: “Adélia è la prima poetessa brasiliana con marito e figli che cura la casa, spolvera i mobili, va a cogliere verdure nell’orto e ha allucinazioni erotiche.” (“Adélia: a mulher, o corpo e a poesia”, in Adélia Prado, O coração disparado, Rio de Janeiro, Nova Fronteira, 1978, p. 13). Il critico evidenzia così alcuni elementi importanti nella poetica della Prado, legati al fatto che lei trasforma in argomento poetico cose e atmosfere che nessun poeta prima aveva considerato degni di essere cantati in versi. Era necessaria una donna per farlo, e con la forza e l’intensità con cui Adélia Prado mescola tutto ciò ai grandi temi della condizione umana.
Articolo e traduzione dal portoghese di Vera Lúcia de Oliveira, che si ringrazia.
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Adélia Prado De Freitas – È nata nel 1935 in Brasile, a Divinópolis, nello stato di Minas Gerais. Sposata, madre di cinque figli, ha pubblicato il suo primo volume di poesie, Bagagem [Bagaglio], nel 1976. Nel 1978 pubblica la seconda raccolta, O coração disparado [Il cuore accelerato], con il quale vince il Premio Jabuti, uno dei più prestigiosi del Brasile. Nel 1979 esordisce in prosa con l’opera Solte os cachorros [Sciogli la lingua], seguita da Cacos para um vitral [Tessere per una vetrata] e, nel 1984, Os componentes da banda [I componenti della banda]. Nel 1987 pubblica la raccolta poetica O pellicano [Il pellicano], seguita, l’anno successivo, da A faca no peito [Il coltello nel petto]. Nel 1991 esce la prima edizione della sua Poesia reunida [Tutte le poesie]. Nel 1994, dopo un lungo silenzio poetico, pubblica O homen de mão seca [L’uomo con la mano secca]. Nel frattempo alcune sue opere vengono adattate e rappresentate con successo a teatro. Nel 1999 escono, contemporaneamente, i libri Manuscritos de Felipa [Manoscritti di Felipa], Oráculos de maio [Oracoli di maggio] e il volume della sua Prosa reunida [Tutta la prosa]. Nel 2002 esce il libro di racconti Filandras [Filandre]. Nel 2004 viene pubblicata la ventesima edizione del suo libro d’esordio, Bagagem. In Italia nel 2005 è uscito il volume: Adélia Prado, Poesie (Genova, Fratelli Frilli Editori, a cura di Goffredo Feretto).
immagine d’apertura: In the Style of Kairouan, 1914, Paul Klee