Tre poesie da Lettere di Flavio Almerighi (Macabor, 2021)
Lettera
Ora tocca a te comprendere
l’estate sconosciuta
senza tradizioni di famiglia.
Candela flessibile
consumata sotto l’altare
di chi non crede,
carne e stoppino, là
dove spiaggiano desideri.
Dimmi tu di te,
quali siano le tue rondini
come mai sono già partite,
quanto ti spaventa e meraviglia
se un cane
vuole leccarti la mano.
Io sto qui
a cercare e vendere,
ho tutto sott’occhio
quando non precipito,
ti sia lieve la mia lettera
lanciata alta
assieme a un bacio.
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Essere Te
Desidero essere Te,
amore è sequenza di metastasi benigne
e anticorpi a renderle felici
diventiamo l’un l’altro per osmosi
con rapidi cambi di ruolo
e il nome non è più tuo né mio,
ma tutto è verità
.
Quartetto d’archi
Mai visto un quartetto d’archi
suonare nella corte di un parcheggio,
un uomo d’aspetto indurito
tenere nel pugno chiuso un uccellino
dal capo reclinato
per accarezzarlo, chiedere il risveglio
da tutta la malinconia che stagna
silenziosa in città
nel momento dell’impossibile comunicare,
riconoscersi e dire qualcosa
per niente infastiditi
dall’ombra o dall’altrui respiro,
l’uccellino fuggire
dal pugno dell’uomo indurito,
rinfrancato dal gesto d’affetto,
nessuno più ne ricorda il nome.
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Flavio Almerighi è nato a Faenza il 21 gennaio 1959. Ha all’attivo diverse raccolte di poesia: Allegro Improvviso (Ibiskos 1999), Vie di Fuga (Aletti, 2002), Amori al tempo del Nasdaq (Aletti 2003), Coscienze di mulini a vento (Gabrieli 2007), durante il dopocristo (Tempo al Libro 2008), qui è Lontano (Tempo al Libro, 2010), Voce dei miei occhi (Fermenti, 2011) Procellaria (Fermenti, 2013), Caleranno i Vandali (Samuele, 2016). Storm Petrel (edizione bilingue di Procellaria, Xenos Books Los Angeles 2017), Cerentari (antologia fuori commercio Tempo al Libro 2017), Isole (Ensemble 2018), Ignoti (e book gratuito Collana Lotta di Classico a cura di Massimo Sannelli 2018), Lettere (Macabor, 2021).
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Nel 2021 per i tipi Macabor è uscito Lettere, una intensa raccolta di poesie di Flavio Almerighi, che con questo nuovo edito mette a segno un altro significativo punto sull’attenzione alla poesia come osservazione minuziosa del vissuto e degli accadimenti non solo personali. A differenza di altri testi della produzione di questo autore, Lettere ha una vocazione alla lirica pacata e non più guerrigliera come si leggeva, ad esempio, in Procellaria (2013 e rieditato bilingue nel 2017 – Qui la nota in questo blog), ma anche in alcuni momenti di Caleranno i Vandali (2016 – qui la nota in questo blog) e sembra piuttosto seguire l’andamento di Isole (2018 – qui, la nota in questo blog), nel quale il poeta inizia a mettere in atto un certo distacco dalle cose del mondo per poter meglio osservarlo dalla sua consolidata posizione “di vedetta”, come egli stesso spesso ha affermato.
In Lettere, opera suddivisa in quattro sezioni evocanti la lettera di non molto passata memoria, quella scritta a mano per altre mani e altri occhi, che ne avrebbero sentito il profumo e la consistenza materica, si avverte la coscienza del Tempo che passa, lasciando segni e sensazioni che si offrono al poeta quale materia per la sua poesia. E una lettera si scrive perché altri possano leggerla, per consegnare qualcosa a qualcuno e Almerighi, dietro un titolo che può apparire a primo acchito fuori luogo per parlare di poesia, in queste pagine dona moltissimo di se stesso al lettore, creando un clima intimo nel quale non è difficile ritrovarsi, come nella migliore Poesia.
Ma, a mio avviso, “lettere” dovrebbe anche essere inteso non solo nel senso di missiva inviata a qualcuno da cui il mittente non si aspetta nemmeno più risposta, ma anche nel senso stretto del termine: ogni lirica è una lettera per comporre e per decifrare un messaggio, per intendere quei suggerimenti disseminati in tutto il testo che il poeta lancia, come chi ben conosce la situazione e sa che da solo non potrà mai risolverla. E mi riferisco a quelle liriche nelle quali l’autore riprende o sfiora con il fare della sua esperienza anagrafica, temi sociali che non hanno tempo, ma possono solo essere di volta in volta, di poeta in poeta, messi in luce per essere testimonianza del proprio tempo.
Nelle sezioni del libro – Lettere mai consegnate, Affrancatura a carico del destinatario, Lettere d’amore e non, Lettere di Giovanni Sagrini (personaggio immaginario che porta il nome del bisnonno materno e al quale l’autore relega un ruolo quasi da Alter-Ego, per quegli aspetti poetici maggiormente romantici e che trovano meno spazio nella sua scrittura usuale) – appare forte la voglia del poeta quasi di liberarsi, di estromettere e destinare ad altri le proprie sensazioni, i propri luoghi, il proprio vissuto e persino la propria fantasia non per essere il centro dell’argomento, ma piuttosto per condivisione di momenti importanti dai quali permettere ad altri da sé di poter trarre esperienza.
Gli spazi tra le strofe dei tipici versi brevi ed incisivi, che danno riconoscibilità alla scrittura, sembrano sospiri tra uno sguardo e l’altro, ma anche tra un battito del cuore e il successivo, così distante che sembra quasi nostalgia. E questo sentimento, che in questo autore e in questo libro risulta nobile – come quando è trattato in una certa maniera che non ne consenta lo scadere nella retorica – occhieggia al lettore in tutte le pagine, anche quando si tratti di qualcosa di vicino o ancora in atto: è la ricerca di quel che resta di quel tempo in cui si aveva uno sguardo differente che ancora il Vivere non aveva offuscato, consegnato al lettore con una scrittura che mai si tinge di colori scuri e che fa anche di quest’opera di Flavio Almerighi, un tassello importante nella poesia italiana contemporanea. [Angela Greco AnGre]