
Che attinenza ha un saggio di materia giuridica con un lettore non addetto al settore? Apparentemente poco o nulla, se non si tiene in considerazione il fatto che il diritto e la fiducia citati nel titolo sono parti integranti della vita di qualsiasi cittadino e della società della quale afferma di far parte e che il modello e la “visione” esposti nel testo possono essere esportati e applicati in qualsiasi ambito e fattivamente realizzati in qualsiasi rapporto tra le parti. E non solo in quello meramente giuridico da cui prende le mosse nel libro.
Professore ordinario di Filosofia del Diritto nel Dipartimento Giurisprudenza dell’Università di Pisa, dove è anche direttore del Centro Interdipartimentale di Bioetica (oltre ad essere direttore della collana “Bobbiana” dell’editore Giappichelli e della rivista di storia della filosofia del diritto “Diacronìa”), Tommaso Greco (Caloveto – CS, 1968) con La legge della fiducia – alle radici del diritto, saggio edito da Laterza (prima edizione, ottobre 2021), porta all’attenzione di qualsiasi lettore una risposta ad un tema particolare, quello del “modello sfiduciario”, come lo definisce lo stesso autore, ovvero l’intesa e l’applicazione in senso negativo e soprattutto coercitivo-punitivo del Diritto. Nel testo viene ripercorsa la storia di questa interpretazione da Machiavelli ai giorni nostri, per approdare, con efficaci esempi anche tratti dalla Letteratura, alla constatazione che al centro della questione non solo giuridica e di applicazione delle norme e delle regole, ovvero al centro delle questioni, è da porre nuovamente la Persona. Persona, nella sua interezza, nella sua complessità, nella sua via via perdente capacità di relazione e di reciprocità. Nel tempo è andata diminuendo la considerazione dell’Uomo come capace di preoccuparsi dell’altro da Sé e affermandosi la concezione di un essere umano negativo a priori, malvagio, cattivo, incapace di rispettare quanto ha intorno se non sottoposto a regole coercitive, le quali, per sola paura della punizione, lo indurrebbero ad una condotta sana. Tommaso Greco riconduce l’essere umano alla fiducia, attraverso il fatto che “il Diritto presuppone e implica inclinazioni positive e cooperative […] mettendo l’accento sulla responsabilità dei soggetti e aiutando quindi ad evidenziare le mancanze di chi a quell’inclinazione viene meno” (pag.143). L’autore restituisce fiducia all’Uomo, il quale non deve vedere nel Diritto un “nemico”, e chiede alla società tutta di applicare questo nuovo “modello fiduciario” – che non elimina le finalità di difesa di quei componenti della società che sono stati lesi da chi è contravvenuto alle regole – promuovendo il suo saggio anche nelle scuole e in ogni luogo dove si voglia tornare a porre al centro dell’attualità il rapporto tra persone, intese quali elementi costituenti una gruppo interagente, tralasciando l’individualismo tanto esasperato oggigiorno.
Perché se nelle varie espressioni relazionali ci si fida dell’altro, quando si tratta, invece, di applicare il diritto si pensa che l’altro agirà in malafede a priori? Partendo da questo ambito, il modello fiduciario, ovvero quello che dà la possibilità all’Uomo di evidenziare il lato positivo prima del sopraggiungere addirittura del pregiudizio, può trovare applicazione anche nella vita comune, laddove si agisce tra coercizioni e punizioni ancora prima che si verifichi l’atto verso il quale queste azioni negative sono dirette. E si pensi a tale riguardo, ad esempio, alle miriadi di regole di cui siamo e siamo stati bersaglio (il saggio vede la luce a margine di quel particolare e sofferto periodo qual è stato la pandemia da Covid-19) ad esempio in ambito burocratico. Ma, anche, impensabile a primo acchito tenendo il libro tra le mani, alla mole di compiti assegnati a casa dalle scuole secondarie, alla cui mancata esecuzione saettano le note conseguenze sul profitto senza porsi criticamente sulla questione della mancata esecuzione. In questo modo, la Scuola mette di fatto in campo, un modello sfiduciario basato sul fatto che gli alunni necessitano di un numero spropositato di esercizi, perché se fosse lasciata loro la scelta di eseguirne un numero maggiore, magari laddove si è a conoscenza delle proprie lacune, questi non li eseguirebbero. Pertanto, ed è verificato dai più, si esegue quanto assegnato solo per timore delle conseguenze. Anche aver indossato la mascherina nel periodo di diffusione del virus non avrebbe dovuto essere un obbligo di legge, ma una cautela per sé in vista anche della salvaguardia degli altri componenti della società (esempi di vita quotidiana riportati al solo scopo di dimostrare che questo saggio è per tutti, senza sminuire la valenza di quanto espresso scientificamente nel saggio del professor Greco). Quindi, a ben riflettere, è chiaro che non si dovrebbe agire per timore della punizione, né per assolvere alle aspettative esterne (moralità), quanto piuttosto per affinità di vedute e sentire con quanto sotteso alle regole e alle norme, facendo emergere la cura verso l’altro da sé indipendentemente dalla coercizione nel momento della mancanza.
Una lettura complessa, ricca di spunti di riflessioni, incentrata su un tema multidisciplinare qual è la fiducia e che tocca anche l’argomento chiarezza della lingua (in ambito giuridico, ma non si erra riferendo tanto a molti altri ambiti). Chiarezza invocata a beneficio di una maggiore comprensibilità da parte dei più, per sentirsi maggiormente parte di una materia di cui si diffida a priori per esperienza. Materia, quella del diritto, decisamente poco conosciuta nella sua accezione positiva e partecipante del quotidiano più di quanto si pensi.
Partendo dall’opinione largamente diffusa che gli esseri umani si comportino in un certo modo soprattutto per timore delle conseguenze e non perché concretamente consapevoli che il proprio modo di agire abbia riflessi su tutto il sistema, l’autore risponde ponendo l’accento sul considerare l’altro persona con le sue aspettative, le sue fragilità, le sue speranze, che creda in alcuni valori come l’onestà, la parola data, l’impegno. Proponendo una orizzontalità, che si contrappone alla propensione “verticale” con cui l’Io afferma le sue ragioni in maniera esclusiva, si può evidenziare quella inclinazione verso l’altro (pag.62-63) che conduce ad una relazione di reciprocità, ad una presa di posizione sull’uomo e sulla sua capacità di essere responsabile.
Essere umano che, alla fine, non può non essere oggetto di fiducia, poiché persino tutti i controlli che si possono mette in campo giungono ad un punto in cui, per forza di cose, devono cedere proprio ad un atto di fiducia: al vertice di una piramide sociale, l’ultimo giudice non oggetto di ulteriori controlli può solo affidarsi al fatto che si agisca rettamente per qualcosa connaturato alla propria originaria natura di essere sociale. [Angela Greco AnGre]
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