Rileggiamo l’opera: la Madonna del solletico

Masaccio,_Madonna-del-Solletico

Masaccio, Madonna col bambino (Madonna Casini, Madonna del solletico)

1426 – 1427, tempera su tavola, cm 24,5 x 18,2 – Galleria degli Uffizi, Firenze

*

Questa delicata e preziosa Madonna, che Roberto Longhi nel 1950 attribuisce a Masaccio e definisce poeticamente “del solletico”, era stata chiusa per secoli in collezioni private. Saccheggiata dai nazisti, recuperata nel 1947 da Rodolfo Siviero, rubata nel 1971 e ritrovata nel1973, fu assegnata nel 1988 dallo Stato a Firenze. Ordinata dal cardinale di origine senese Antonio Casini (1380 circa-1439), il cui stemma (uno scudo con sei stelle rosse in campo giallo), sormontato dal cappello cardinalizio, compare sul verso della tavola, è databile nel 1426-1427, dopo la nomina di Casini a cardinale il 24 maggio 1426. Cronologia che calza bene con le affinità stilistiche con altre opere dello stesso autore, quali il Desco da parto e il Polittico di Pisa.

Il volto della Madonna, più sottile rispetto a quello matronale della Madonna pisana, anche per la grande differenza di formato, ha lineamenti ed espressione simili. Il riferimento a Masaccio non trova tutti concordi, ma è molto probabile non solo per la tipologia del Bambino, ma anche per la vivacità e la spregiudicatezza del gesto della Madonna, che accarezza e fa il solletico – abbozzato come benedizione si tramuta in un cenno giocoso – al neonato in fasce, che a sua volta allontana la mano della madre. Un’umanità tipica di Masaccio e, naturalmente, della sua bottega, che lavorava sui suoi disegni. Un’ aria delicata, quasi tardogotica, avvolge le due figure, stagliate su prezioso fondo dorato, le fasce eleganti, il carnicino di seta trasparente, su cui spicca una collanina messa di traverso (particolare arguto), la bordatura preziosa del manto della Madonna.

È evidente che in questa scelta di fine decorazione gioca un ruolo fondamentale la committenza del cardinale. Vescovo di Siena dal 1409 a11426, elevato alla porpora cardinalizia da Martino V, Antonio Casini fu un sottile giurista, in contatto con i maggiori umanisti, ricordato nelle Vite di Vespasiano da Bisticci.

[Maurizia Tazartes in Masaccio, I grandi maestri dell’arte, Skira]

Masaccio, La Madonna del solletico

Masaccio,_Madonna-del-Solletico

Masaccio, Madonna col bambino (Madonna Casini, Madonna del solletico)

1426 – 1427, tempera su tavola, cm 24,5 x 18,2 – Galleria degli Uffizi, Firenze

*

Questa delicata e preziosa Madonna, che Roberto Longhi nel 1950 attribuisce a Masaccio e definisce poeticamente “del solletico”, era stata chiusa per secoli in collezioni private. Saccheggiata dai nazisti, recuperata nel 1947 da Rodolfo Siviero, rubata nel 1971 e ritrovata nel1973, fu assegnata nel 1988 dallo Stato a Firenze. Ordinata dal cardinale di origine senese Antonio Casini (1380 circa-1439), il cui stemma (uno scudo con sei stelle rosse in campo giallo), sormontato dal cappello cardinalizio, compare sul verso della tavola, è databile nel 1426-1427, dopo la nomina di Casini a cardinale il 24 maggio 1426. Cronologia che calza bene con le affinità stilistiche con altre opere dello stesso autore, quali il Desco da parto e il Polittico di Pisa.

Il volto della Madonna, più sottile rispetto a quello matronale della Madonna pisana, anche per la grande differenza di formato, ha lineamenti ed espressione simili. Il riferimento a Masaccio non trova tutti concordi, ma è molto probabile non solo per la tipologia del Bambino, ma anche per la vivacità e la spregiudicatezza del gesto della Madonna, che accarezza e fa il solletico – abbozzato come benedizione si tramuta in un cenno giocoso – al neonato in fasce, che a sua volta allontana la mano della madre. Un’umanità tipica di Masaccio e, naturalmente, della sua bottega, che lavorava sui suoi disegni. Un’ aria delicata, quasi tardogotica, avvolge le due figure, stagliate su prezioso fondo dorato, le fasce eleganti, il carnicino di seta trasparente, su cui spicca una collanina messa di traverso (particolare arguto), la bordatura preziosa del manto della Madonna.

È evidente che in questa scelta di fine decorazione gioca un ruolo fondamentale la committenza del cardinale. Vescovo di Siena dal 1409 a11426, elevato alla porpora cardinalizia da Martino V, Antonio Casini fu un sottile giurista, in contatto con i maggiori umanisti, ricordato nelle Vite di Vespasiano da Bisticci.

[Maurizia Tazartes in Masaccio, I grandi maestri dell’arte, Skira]

Masaccio, La Crocifissione – sassi di arte

Crucifix_Masaccio

Masaccio, La Crocifissione

ovvero il più grande urlo di dolore nella storia dell’arte

di Giorgio Chiantini

Osservando questo dipinto di Masaccio è lecito pensare a lui come ad un genio. Scomparso all’età di 27 anni e con la maturità artistica già raggiunta è inimmaginabile cosa avrebbe potuto lasciare in eredità la sua arte, se soltanto fosse vissuto ulteriormente. La genialità di questo artista in questa opera sta nell’essere riuscito a trasmettere all’osservatore, quasi a livello fisico, l’urlo di dolore e di angoscia della Maddalena, raffigurandola soltanto di spalle e, perciò, lasciando solo immaginare la scena di disperazione. ‘Il più grande urlo di dolore della storia dell’arte’ (G.Chiantini).

Masaccio, soprannome di Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai (Castel San Giovanni in Altura, 21 dicembre 1401 – Roma, estate 1428) nel 1426 realizzò un polittico per la chiesa del Carmine a Pisa; smembrato in seguito, di tale opera le parti sono oggi conservate in cinque diversi musei. Il pannello che qui consideriamo – attualmente conservato al Museo di Capodimonte a Napoli – è uno dei più famosi ed interessanti: su fondo oro è rappresentata la Crocifissione, con ai piedi della croce la Madonna e San Giovanni in posizione eretta, mentre la Maddalena è inginocchiata, con le braccia protese verso l’alto; sulla croce è raffigurato un piccolo albero a simboleggiare l’albero della vita.

Crucifix_Masaccio-Maddalena part.Sulla tavola lignea lo sfondo è ricoperto a fogli d’oro, tecnica in voga in epoca bizantina e alto medievale, ma quasi in disuso in un’opera del ‘400; le figure sono dipinte a tempera e rappresentano la disperazione della Madonna, di san Giovanni e di Maria Maddalena dinanzi a Cristo appena spirato sulla croce. Maria, sulla sinistra è rivolta alla croce stessa, impietrita nel suo mantello blu: il dolore sul viso, che rimane a bocca aperta, la mani giunte, che restituiscono ancora di più la disperazione della madre.

Sulla destra dell’osservatore si staglia la figura di Giovanni che, con lo sguardo perso nel vuoto, ha le mani giunte a reggere il volto gemente di dolore. Interessante è la figura di Maria Maddalena che, in una congiuntura così statica di figure, è l’unica che dà vitalità alla scena: inginocchiata ai piedi della croce è di spalle, posizione attraverso la quale Masaccio ci trasmette tutta la sua disperazione tramite il solo gesto delle braccia aperte verso l’alto, quasi a voler toccare l’anima di Cristo che sta salendo al Padre.

La figura di Cristo, appena spirato sulla croce, si imprime al centro della tavola, ad attirare l’interesse e lo sguardo di studiosi e visitatori; quello che subito colpisce – e potrebbe indurre a valutazioni errate sulle capacità dell’artista toscano – è che Gesù, avendo la testa leggermente piegata sulla spalla destra, pare presentarsi senza il collo, con il capo praticamente attaccato alle spalle. Quello che a molti potrebbe sembrare un difetto è semplicemente un accorgimento prospettico, operato sapientemente dal Masaccio, essendo questa tavola il pannello posto più in alto del polittico di cui era parte. Difatti, se osservassimo quasi schiacciati a terra, il Cristo ci apparirebbe perfettamente disegnato come fosse alla considerevole altezza a cui era posta la “Crocifissione” nel grande quadro composto di Pisa.

Questo dipinto è una testimonianza di come Masaccio sia sicuramente il pittore più innovativo e moderno della sua epoca, avendo perfettamente compreso il concetto di relatività dell’immagine: gli oggetti e le persone non hanno un’immagine unica, così come ci aspetteremmo per convenzione, ma hanno infinite immagini, sempre diverse, a seconda del punto di vista dal quale si osserva la realtà. Concetto oggi per noi ovvio, che altri pittori, invece, hanno compreso dopo molti decenni.

rappresentazione del polittico di Pisa

Polittico di Pisa

*

Polittico-Pisa-Ricostruzione-probabile