Alfons Mucha: la bellezza eterna dei fiori e delle donne – sassi di arte

4a766c076feb75f4aa6db6a969b9300f
A.Mucha, Le quattro stagioni
.
Alfons Maria Mucha nasce a Ivančice, in Moravia (una regione dell’odierna Repubblica Ceca, allora facente parte dell’Impero austro-ungarico) e muore a Praga il 14 luglio 1939, dove verrà sepolto nel cimitero di Vysehrad. Pittore, grafico e designer di fama mondiale – che ha legato il suo nome e la sua attività essenzialmente a Parigi, dove ha vissuto per molti anni – celebre soprattutto nel campo dell’arte applicata (manifesti, etichette, libri, gioielli, mobili) è il principale rappresentante di quello stile decorativo denominato “lo stile Mucha” o “Art Nouveau” o “Liberty”, l’ultimo degli stili universali, che nel periodo a cavallo tra i secoli XIX e XX, ha dominato ovunque dall’architettura, alle confezioni di biscotti, passando per la moda e per il mobilio. Con Alfons Mucha l’Art Nouveau è diventata viva e di essa ne è stato il rappresentante più significativo, tanto che in America veniva accolto e onorato, come il più grande artista decorativo del mondo.
AlphonseMucha-artnouveau_zpsb001a773
Quello che lo ha portato alla ribalta non sono state tuttavia le tele grandiose da esporre nei saloni, bensì le immagini di strada: i manifesti. Il successo era arrivato praticamente da un giorno all’altro: Sarah Bernhardt, all’epoca eroina di massimo splendore del teatro francese, gli aveva commissionato nel 1894 il manifesto per lo spettacolo Gismonda, presentato nel celebre Théâtre de la Renaissance. Questa commissione era stata praticamente una rivelazione, qualcosa che non si era mai vista prima e Mucha aveva sfruttato in pieno le possibilità offerte dalla stampa litografica, una tecnologia significativamente perfezionata non molto tempo prima. Non aveva creato una mera comunicazione verbale più o meno completata da un’immagine, come era consuetudine fare allora, ma aveva unito la tipografia e le linee del disegno, creando un’immagine reale, un’opera visiva completa ed efficace.  La Bernhardt ne era entusiasta, il manifesto non sfuggiva all’attenzione di nessuno e la gente ne restava affascinata.
alphonse_mucha_00014
La collaborazione con l’attrice era durata cinque lunghi anni e aveva fruttato a Mucha molte altre offerte, dando vita, negli anni successivi a innumerevoli manifesti, etichette, vignette, gioielli, calendari. Abbellendo la quotidianità con straordinari decori, Mucha aveva contribuito ad arricchire la storia dell’arte più degli autori di dipinti famosi sui quali si posa, nei musei, nelle gallerie e nei saloni, la polvere dell’oblio. Considerato uno dei fondatori-ideatori del manifesto quale veicolo pubblicitario, probabilmente aveva intuito che ciò che maggiormente attrae l’occhio del consumatore non è il prodotto in quanto tale, bensì le emozioni che ad esso si associano. E se queste erano raffigurate nel volto di una bella donna, allora l’effetto era ancora più potente.
mucha-Reverie_1897_banner
Il segreto dell’attrazione esercitata dalle sue opere era diventato il corpo di una bella fanciulla incastonato nei ricchi motivi ornamentali originali, capace di ichiamare immediatamente l’attenzione. Questa unicità, rispetto all’arte del tempo, assicurò all’autore una popolarità durata fino ai giorni nostri: Mucha era riuscito a cogliere non solo l’ideale di bellezza del tempo, ma anche il nuovo approccio alla pubblicità – usato ancora oggi, nel quale i prodotti vengono reclamizzati da modelle di fama mondiale – e, trattandosi di una stampa, aveva offerto il manifesto al pubblico, dando a quest’ultimo il modo di acquistarlo e di servirsene anche per decorare la propria casa, divenendo in questo forse precursore addirittura di quel movimento che successivamente con Warhol sarà identificato come “Pop Art”. Fu uno dei pochi artisti a godere di grandi riconoscimenti già da vivo e da decenni la sua popolarità non tende a diminuire. E non potrebbe essere altrimenti visto che la Bellezza delle donne e dei fiori è eterna. (a cura di Giorgio Chiantini – fonti varie dal web)
.

La Dame aux Camélias, 1896

Il terzo dei sette manifesti della serie completa (a sinistra nell’immagine in basso) dedicata alle rappresentazioni teatrali di Sarah Bernhard si distingue per la diversa collocazione della scena e per il delicato gioco cromatico. Sullo sfondo di un cielo notturno punteggiato di stelle appare la signora delle camelie di Alexandre Dumas “avvolta nella sua veste bianca e profumata e perduta nell’estasi della sua passione”, come scrisse un critico del tempo. Sarah Bernhardt amava questo manifesto in modo particolare, tanto che lo utilizzò anche per la sua tournée americana del 1905/06 (a destra nell’immagine in basso)

Variante tournéè americana Signora delle Camelie