Delta del tuo fiume di Gëzim Hajdari letto da Angela Greco

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Mark Rothko, New forms

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Delta del tuo fiume di Gëzim Hajdari letto da Angela Greco

“Delta del tuo fiume” (Edizioni Ensemble, 2015, prefazione di Giorgio Linguaglossa), raccolta poetica bilingue, albanese ed italiano, porta all’attenzione del lettore italiano una notevole voce della poesia contemporanea, quella di Gëzim Hajdari, nativo di una terra geograficamente molto vicina all’Italia, ma che l’Adriatico rende abbastanza distante dal conoscerla in maniera approfondita e dall’interessarsi – tranne che per gli addetti ai lavori – dei suoi aspetti letterari e nello specifico poetici. Ogni poesia, unitamente ai poemetti posti a chiusura della silloge, è tappa di un viaggio, di un cammino che origina dai luoghi natali reali e custoditi in sé e prosegue lungo la mappa dell’esilio – il poeta ha compiuto gli studi in Albania, conseguendo una seconda laurea a Roma e nel 1992, a causa del suo impegno politico e civile, ha dovuto lasciare il Paese della aquile, divenuto troppo pericoloso per la sua incolumità, così come si legge in una rivista on-line di letteratura internazionale -.

Le poesie narrano incontri e vicende in un sud che si estende dall’Africa, all’India, attraversando persone e identità, sempre non escludendo la radice, il territorio d’appartenenza, la sua storia e la sua realtà, che pure ha escluso Gëzim Hajdari dalla sua vita sociale – il poeta è stato invitato in moltissimi luoghi, ma non in Albania, a parlare del suo lavoro poetico (si legge sempre on-line) – ma che egli continua a frequentare dentro di sé in un rapporto di amore e odio, appassionato custode della lingua madre e fiero difensore di una identità che porta con sé oltre i confini geografici.gezim-hajdari-delta-del-tuo-fiume-cop

Quella presentata in “Delta del tuo fiume” è una poesia che mette in risalto il cammino, lo spostamento, i grandi attraversamenti di territori e tempi, compiuti per raggiungere quasi il luogo della promessa biblica, dove un intero popolo potrà riconoscersi e ritrovarsi. Una poesia dove l’uso di termini in lingua specifica, amplia l’orizzonte, lasciando che i versi abbraccino più culture e in questo modo cantino i temi di Gëzim Hajdari non più solo dal punto di vista personale.

Con il trascorrere delle pagine si giunge al coinvolgimento totale della natura e dei sensi – con un linguaggio affascinante e appassionato, che non risparmia terminologia e metafora sessuale – che decreta il momento in cui questa poesia prende corpo, si fa carne, materia tangibile a cui fare riferimento ed il poeta diviene profeta, ovvero chi ha capacità di vedere prima e annunciare chi o cosa accadrà dopo di lui; diviene colui a cui è dato il compito di fecondare la terra con il seme della sua parola e dal quale scaturirà una nuova progenie, che non dovrà più subire quanto accaduto fino a questo momento: “Mio ultimo uomo epico \ sei custode della mia uva che cola di desiderio \ nella corte del tuo Verbo. \ Non ti rammaricare del mesto esilio, \ si sta avverando l’antica profezia: \ tornerai nelle tue Alpi dai paesi “barbari”, \ discendendo dai valichi delle montagne di confine \ da vincitore e liberatore”  (pag.147).

Angela Greco

Due poesie tratte da Delta del tuo fiume (Ensemble, 2015):

La tua pelle nuda, come il buio della foresta di Ngorongoro;
i tuoi occhi tinti d’Africa, come l’oceano Indiano all’alba;
i tuoi seni pieni all’insù, come due colline nere e solitarie;
il tuo ventre morbido e focoso come la savana assetata
prima della stagione delle piogge;
il tuo pube in fiamme, tra le cosce alte da gazzella,
come una conchiglia dorata.
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(pag.35)
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Quando ho toccato il suolo di Entebbe¹, era fine estate,
in attesa delle nuvole nere. Mi sono bagnato nel lago Victoria,
secondo le usanze del luogo porta fortuna all’ospite e al viaggiatore.
Ho parlato con un pescatore cieco seduto sulla costa,
sentiva la nostalgia del lago e della sua vecchia barca.
«Com’è il lago?» gli chiesi. «E’ come ieri» mi rispose.
Tornavo dai villaggi etiopi, circondati dalle mandrie assetate
e dalle valli abitate dalle tribù antiche del regno di Axum.
Era la stagione secca, bruciavano l’equatore e il suo cielo infiammato,
villaggi e spiriti degli antenati erano in attesa delle prime piogge.
Ho baciato quella terra rossa come il sangue dell’antilope
e ho parlato in silenzio con gli astri fissi nella notte nera.
«Faremo che sia lungo il tuo viaggio» mi hanno detto gli astri
«prima di tornare nelle città pietrose della tua Arbëria²».
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(pag.105)
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¹Entebbe: aeroporto dell’Uganda.
²Arbëria: il nome antico dell’Albania.

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 – Di Gëzim Hajdari Il sasso nello stagno di AnGre ha condiviso anche un’altra poesia tratta dal medesimo libro di cui nell’articolo odierno (leggi QUI) –

gezim-hajdari-siena-2000Gëzim Hajdari è il massimo poeta albanese vivente e uno dei maggiori poeti contemporanei. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia. Ha scritto anche libri di viaggio e saggi e tradotto in albanese e in italiano vari autori. E’ vincitore di numerosi premi letterari. E’ presidente del Centro Internazionale Eugenio Montale. le sue recenti pubblicazioni sono : Nûr. Eresia e besa (Ensemble, 2012), I canti dei Nizam (Besa, 2012), Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista (Besa, 2013) e Poesie scelte(Controluce, 2014).

 

Gëzim Hajdari, una poesia da Delta del tuo fiume

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Vado via Europa, vecchia puttana viziata.
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I tuoi ruderi non mi incantano più,
i tuoi specchi e i tuoi abissi hanno ingannato il mio esilio,
ferito il mio mesto corpo dell’Est
davanti ai falsi altari impietriti.
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Addio Europa di muri, impronte delle dita e tombe d’acqua.
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La mia patria castrata mi ha costretto ad andare via,
i tuoi santi eunuchi mi hanno abbandonato sotto la pioggia,
come straniero.
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Domani, di buon ora,
partirò con la prima nave del Tirreno,
dal porto del Circeo,
accompagnato dai canti mortali delle Sirene,
verso la Croce del Sud
senza voltarmi indietro.
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Nei deserti lontani m’aspettano viandanti sconosciuti,
guerrieri di tribù antiche, danzatrici del ventre;
ruberò fanciulle dalle corti dei re di confini,
come Halìl di Jutbìna delle Bjeshkëve të Nëmuna, ………….. (*)
per donarle in sposa al mio signore
e dare vita ad una nuova stirpe.
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Incendierò le vecchie lingue arrugginite,
mi scrollerò di dosso identità, cittadinanze e patrie matrigne;
voglio trascorrere i miei anni in prigione,
lontano dai miei libri,
con banditi onesti e fuorilegge.
Addio Europa del sangue versato in nome dei confini assassini
e delle bandiere insanguinate.
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Domani, di buon ora,
partirò con la prima nave del Tirreno,
dal porto del Circeo,
accompagnato dai canti mortali delle Sirene,
verso la Croce del Sud.
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(pagg.18-19)
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(*) Halìl: personaggio leggendario dell’epos albanese. / Jutbìna: territorio di confine tra l’Albania e l’ex Jugoslavia. / Bjeshkëve të Nëmuna: le Montagne Maledette, così vengono chiamate le Alpi albanesi del nord.
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Gëzim Hajdari (leggi anche qui) da Delta del tuo fiume (Ensemble 2015)
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    gezim-hajdari-siena-2000Gëzim Hajdari è il massimo poeta albanese vivente e uno dei maggiori poeti contemporanei. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia. Ha scritto anche libri di viaggio e saggi e tradotto in albanese e in italiano vari autori. E’ vincitore di numerosi premi letterari. E’ presidente del Centro Internazionale Eugenio Montale. le sue recenti pubblicazioni sono : Nûr. Eresia e besa (Ensemble, 2012), I canti dei Nizam (Besa, 2012), Evviva il canto del gallo nel villaggio comunista (Besa, 2013) e Poesie scelte (Controluce, 2014).