
RICORDO, poesia di Friedrich Hölderlin
È il vento di nord est.
Il più amato dei venti
per me, perché ai marinai promette
la rotta giusta e l’anima ardente.
Va’ e saluta
la bella Garonna
e i giardini di Bordeaux
là dove il sentiero
s’accosta alla riva aspra
e il ruscello cade profondo
nel grande fiume
ma sopra
è in vedetta la nobile coppia
delle querce e i pioppi d’argento –
io mi ricordo
ancora del bosco d’olmi
che china le larghe cime dei monti
sul mulino, ma nella corte
cresce la pianta del fico.
Nei giorni di festa
vanno le donne brune
sopra un piano di seta,
al tempo di marzo,
quando uguali son la notte e il giorno,
e sui sentieri lenti
carico di sogni d’oro
passa ondoso il respiro del vento:
ma mi si offra quella coppa inebriante
colma di luce bruna
perché possa riposare:
dolce sarebbe
sotto le ombre il sonno.
E male è se l’anima si perde
lontano da pensieri di mortali.
Bene è invece parlare,
dire i pensieri del cuore,
udir molte cose
dei giorni dell’amore,
dei fatti che avvennero.
Ma gli amici, dove sono?
Bellarmino e il suo compagno?
C’è chi ha timore
ad andar alla fonte.
Ma la ricchezza ha inizio
nel mare. Essi come pittori
raccolgono tutta la bellezza
del mondo e non spregiano
la guerra alata, avere
la casa sotto un albero senza fronde,
per anni, solitari,
dove la notte non ha luci
di città e di feste
né musiche né danze native.
Ma ora quegli uomini sono salpati
per le Indie, nel promontorio arioso
presso le erte vigne
da cui la Dordogna scende
e insieme alla Garonna sfarzosa
esce fiume ampio come mare.
Il mare dona e toglie il ricordo;
l’amore fissa i suoi occhi fedeli.
Ma il poeta fonda ciò che resta.
(Trad. di Enzo Mandruzzato)
.
Friedrich Hölderlin (Lauffen am Neckar 1770 – Tubinga 1843) è uno dei massimi autori del romanticismo tedesco. Durante la sua formazione avvertì l’influsso di Klopstock, Kant, Schiller, Rousseau, e dei greci. Da giovane, studente a Tubinga, sentì fortemente il richiamo del verbo rivoluzionario propagato dalla Francia. Cominciò a scrivere, giovanissimo, inni ed elegie schillerianamente patetiche nel tono e idealizzanti nel contenuto. Tra le traduzioni italiane delle sue poesie Alcune poesie di Hölderlintradotte da Gianfranco Contini, Firenze, Parenti, 1941 – Torino, Einaudi, 1982; Le liriche, 2 voll., trad. Enzo Mandruzzato, Milano, Adelphi, 1977; Tutte le liriche, a cura di Luigi Reitani, con uno scritto di Andrea Zanzotto, Milano, Mondadori (collana “I Meridiani”), 2001. Ricordiamo, inoltre, Iperione, o l’eremita in Grecia, saggio introduttivo di Jacques Taminiaux, Parma, Guanda, 1981 (trad. Marta Bertamini e Fulvio Ferrari); La morte di Empedocle, saggio introduttivo di Elena Polledri, Milano, Bompiani (collana “Il pensiero occidentale”), 2003 (trad. Laura Balbiani); Scritti sulla poesia e frammenti, Torino, Boringhieri, 1958 (trad. Gigliola Pasquinelli); Diotima e Hölderlin: lettere e poesie, Milano, Adelphi, 1979 (trad. Enzo Mandruzzato); Sul tragico, saggio introduttivo di Remo Bodei, Milano, Feltrinelli, 1980; Scritti di estetica, Milano, SE, 1987 (trad. Riccardo Ruschi); Edipo il tiranno, introduzione di Franco Rella, Milano, Feltrinelli, 1991 (trad. Tommaso Cavallo); Antigonae di Sofocle nella trad. di Friedrich Hölderlin, saggio di George Steiner, Torino, Einaudi, 1996.
(dal sito Nuovi Argomenti)