Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti (Adelphi, 2012)
Adam Zagajewski
Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti, due poesie
Adam Zagajewski, due poesie
AUTORITRATTO
§
STORIA DELLA SOLITUDINE
*
Dalla vita degli oggetti, poesie 1983 – 2005, a cura di Krystyna Jaworska (Adelphi) — immagine dal web
due poesie di Adam Zagajewski
ALL’ALBA
All’alba dai finestrini del treno vedevo città
disabitate, spopolate dal sonno,
aperte e indifese come grandi
animali sdraiati sul dorso.
Per le vaste piazze camminavano
solo i miei pensieri e un vento freddo,
sulle torri perdevano i sensi bandiere di lino,
nelle chiome degli alberi si svegliavano gli uccelli,
nelle folte pellicce dei parchi scintillavano
occhi di gatti selvatici,
nelle vetrine dei negozi si specchiava
la timida luce del mattino, eterno debuttante,
le giostre, finalmente assorte,
pregavano il loro invisibile centro,
i giardini fumavano come le rovine di Varsavia,
e alle mura brune del macello
ancora non era arrivato il primo camion.
All’alba le città non sono di nessuno,
non hanno nomi
e neppure io ho un nome,
sul far del giorno, quando svaniscono le stelle
e il treno corre sempre più veloce.
:
FESTE TARDIVE
La sera, ai confini della città, dopo un giorno intero
di vuoto, iniziano all’improvviso feste tardive
e il sanscrito del crepuscolo parla
nella lingua rovente della gioia.
In alto nell’aria fluttuano fuochi fatui
di sigarette che nessuno fuma.
Arde la carta di fugaci segreti;
le confidenze del cielo che si spegne sommesso
non si lasciano annotare o ricordare.
Che importa se t’insegue l’esercito del faraone,
quando l’eternità è intrecciata ai giorni
della settimana come il muschio tra le travi
di una casa di legno.
*
Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti, Adelphi
immaine: Paul Klee, Ad Parnassum, 1932
Adam Zagajewski, La città in cui vorrei abitare
Ninnananna di Adam Zagajewski
Ninnananna
Oggi non dormirai. Tanto è il chiarore alla finestra.
Sulla città s’innalzano i fuochi d’artificio.
Non dormirai, sono accadute troppe cose.
Su te vegliano i libri, in file ordinate.
A lungo penserai a ciò che è accaduto
e a ciò che non è stato. Oggi non dormirai.
Le tue palpebre rosa si ribelleranno,
avrai gli occhi arrossati, bruceranno,
il cuore gonfio di ricordi.
Non dormirai. Si aprirà l’enciclopedia
e ne usciranno i vecchi poeti, vestiti con cura,
al riparo dal freddo. Si aprirà la memoria,
come un paracadute, con un sibilo improvviso.
Si aprirà la memoria e tu non dormirai,
ti cullerai tra le nuvole, bersaglio
mobile e chiaro dei fuochi d’artificio.
Non dormirai mai più, troppo ti è stato
detto, troppo è accaduto.
Eppure ogni goccia di sangue potrebbe
scrivere la sua Iliade scarlatta.
Ogni alba potrebbe essere autrice
di cupe memorie. Non ti addormenterai
sotto la spessa coltre di tetti, solai, camini
che gettano verso l’alto una manciata di cenere.
Le notti in bianco fluttuano nel cielo silenziose
e i remi frusciano, calze di seta.
Uscirai nel parco e i rami
ti batteranno amichevolmente sulle spalle,
per cresimarti un’altra volta, come se non fossero
certi della tua promessa. Non dormirai.
Correrai per il parco deserto, diventerai
un’ombra, incontrerai altre ombre. Penserai
a qualcuno che non c’è più e a qualcuno
che vive con tale intensità che questa vita ai margini
si trasforma in amore. Sempre più luce
si affolla nella stanza. Oggi non dormirai.
*
Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti – Biblioteca Adelphi
per altri versi di questo Autore:
http://caponnetto-poesiaperta.blogspot.it/search/label/Zagajewski%20Adam
Adam Zagajewski, la città e due poesie
![Paul Klee - Luogo eletto - 1927](https://ilsassonellostagno.wordpress.com/wp-content/uploads/2014/04/paul-klee-luogo-eletto-1927.jpg?w=373&h=532)
SI ARRESTA
Si arresta la città
la vita si fa quadro
è fragile come le piante di un erbario
vai su una bicicletta che non
si muove, solo le case ruotano
lentamente, mostrando naso, fronte
e labbra prominenti. La sera si fa
quadro, non ha voglia di esistere
e per questo riluce come un lampione cinese
in un giardino silente. Resta immobile
il crepuscolo, è l’ultimo ormai. L’ultima
parola. Nella chioma degli alberi si nasconde
la felicità. Dentro le foglie dormono
i sovrani. Non c’è vento, la vela
gialla del sole resta immobile sui tetti
come la tenda abbandonata di Cesare.
Il dolore si fa quadro e la disperazione
è solo un quadro, incorniciato
nelle labbra di questo passante. Il mercato
tace nello scuro fogliame d’ali
degli uccelli. C’è silenzio come a Jena,
dopo la battaglia, quando donne
innamorate guardano i volti dei caduti.
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FESTE TARDIVE
La sera, ai confini della città, dopo un giorno intero
di vuoto, iniziano all’improvviso feste tardive
e il sanscrito del crepuscolo parla
nella lingua rovente della gioia.
In alto nell’aria fluttuano fuochi fatui
di sigarette che nessuno fuma.
Arde la carta di fugaci segreti;
le confidenze del cielo che si spegne sommesso
non si lasciano annotare o ricordare.
Che importa se t’insegue l’esercito del faraone,
quando l’eternità è intrecciata ai giorni
della settimana come il muschio tra le travi
di una casa di legno.
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Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti, Biblioteca Adelphi 590
Adam Zagajewski, A mezzanotte
![magritte_paese_dei_miracoli1964](https://ilsassonellostagno.wordpress.com/wp-content/uploads/2014/01/magritte_paese_dei_miracoli1964.jpg?w=656)
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Parlammo a lungo nella notte, in cucina;
alla morbida luce della lampada a petrolio
gli oggetti, incoraggiati dalla sua delicatezza,
spuntavano dal buio, svelando i propri
nomi: sedia, tavolo, saliera.
A mezzanotte dicesti: andiamo
fuori. D’un tratto vedemmo il cielo
ed esplosero le stelle, stelle d’agosto.
Il pallido fuoco della notte tremava
sopra di noi, indomito, eterno.
Il mondo ardeva, senza voce, avvolto
dal bianco incendio in cui dormivano i villaggi,
le chiese e le biche di fieno profumate di menta
e di trifoglio. Ardevano gli alberi e le torri,
l’acqua e l’aria, il vento le fiamme.
Cos’è il silenzio di questa notte se i vulcani
hanno gli occhi spalancati e il passato
è presente, minaccioso, e spunta dalla tana
come la luna o l’arbusto di ginepro?
Sono fresche le tue labbra e sarà fresca l’aurora,
telo gettato su una fronte che scotta.
*
[da Adam Zagajewski, Dalla vita degli oggetti, poesie 1983-2005 – a cura di Krystyna Jaworska, Adelphi 2012]