Delmira Agustini, due poesie
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Amore
Io lo sognai impetuoso, formidabile, ardente
Parlava il linguaggio impreciso del torrente;
Era un mare traboccante di follia e di fuoco
Rincorrendo la vita come uno strano ruscello.
Poi lo sognai triste, come un grande sole calante
Che inclinò dinnanzi alla notte la sua testa di fuoco;
Dopo rise, e nella sua bocca così tenera come una preghiera,
Suonava i suoi cristalli l’anima della fonte.
E oggi sogno che è vibrante, e soave, e ridente, e triste
Che tutte le tenebre e tutti gli arcobaleni vide;
Fragile come un idolo e eterno come Dio,
Sopra la vita tutta la sua maestosità innalza e il bacio cade ardente a profumare la sua pianta
Come un fiore di fuoco sfogliato da noi due.
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L’intruso
Amore, la notte era tragica e singhiozzante
quando la tua chiave d’oro risuonò nella mia serratura;
poi, la porta aperta sopra l’ombra raggelante,
la tua forma fu una macchia di luce e biancore.
Tutto qui fu illuminato dai tuoi occhi di diamante;
bevve dalla mia coppa le tue labbra di freschezza,
e riposò sul mio guanciale la tua testa fragrante;
mi incantò la tua sfrontatezza e amai la tua follia.
E oggi rido se tu ridi, e canto se tu canti;
e se tu dormi dormo come un cane accucciato ai tuoi piedi!
Oggi porto perfino nella mia ombra il tuo profumo di primavera;
e tremo se la tua mano tocca la serratura
e benedico la notte singhiozzante ed oscura che fiorì
nella mia vita la tua bocca precoce.