Due poesie di Alfonso Gatto
*
Sottovoce
Una sera di nuvole, di freddo
e di luce che spiega ad altro il senso
della mia vita, questo vago accordo
di memorie in sordina, sottovoce
di me, di te, poveramente assorti.
Si resta a volte soli nella veglia
di un racconto sospeso, allora soli,
ignoti l’uno all’altro, ed ora uniti
dal ricordo che un nulla ci divise.
Il rammarico punge, se mi dici:
«bastava che quel giorno…», ti sorrido
con la mesta sfiducia di sapere
che mai giunsi per tempo, che geloso
di te, del tuo passato, almeno vedo
il tuo sguardo d’amore al primo incontro.
Ma forse è giusto credere che allora
tu m’avresti perduto:
come un ragazzo che si lascia indietro
nella paura d’essere felice.
~
Cratere marino
Il nulla consumato come il tutto
d’un ceppo che rapprende tempo e scorza,
e la sabbia, la creta del costrutto
ch’è del deserto vivere la forza
obliosa, il ricordo, la stesura:
questo, ti dissi, bolla di cratere
e falcata marina, è l’occhio aperto
dal profondo alla mèsse di paura
che pùllula flessuosa dalle nere
pupille d’ogni germe, nell’incerto
guizzo di traccia al tremolìo silente.
Il tutto consumato come il niente,
l’essere a voce l’attimo che desta
il tonfo, la voragine del mare.
E l’uscire dal sòffoco di testa,
le mani tese quanto più sgomente.
Così la vita è sempre l’affermare
una salvezza disperata, urgente.
🌹 Splendida la tua continua ricerca sulla poesia, il linguaggio più vero degli esseri umani.
grazie di cuore, Rosalba!! Giusto stamattina sono stata in compagnia proprio di Gatto per scrivere una breve testimonianza critica di prossima pubblicazione…un poeta che mi emoziona, che spero venga letto sempre di più! ❤
Grazie Angela, lo leggero’! ❤