Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.
di Rabindranath Tagore
~
Io sono Marzo che vengo col vento
col sole e l’acqua e nessuno contento;
vo’ pellegrino in digiuno e preghiera
cercando invano la Primavera.
Di grandi Santi m’adorno e mi glorio:
Tommaso il sette e poi il grande Gregorio;
con Benedetto la rondin tornata
saluta e canta la Santa Annunziata.
Primavera
Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra….
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
Marzo di Cesare Pavese
~
Il vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.
L’accenno di un canto primaverile di Aleksandr Blok
~
Oggi la primavera
è un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi
ove il germe già cade
come diffusa pioggia.
Tra i rami onusti e prodighi
un cardellino becca.
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce.
Tutto è color di prato.
Anche l’edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione,
lungo i ruderi ombrosi e macilenti
cui pur rinnova marzo il greve manto.
Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
di umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.
Primavera, 21 marzo 1942 di Vincenzo Cardarelli
Riporto quanto scritto (e condiviso sul mio profilo) in un post su social da parte di una Persona rara, il cui sguardo è esso stesso Poesia:
“Oggi giornata della poesia.
I poeti non hanno parole, sono parola. L’incanto della loro penna che scorre su un foglio come in una casa dai lunghi corridoi, una casa dove si manifesta pienamente il delirio amoroso. Li immagino camminare nella loro notte spumeggiante di vuoto, immagino la loro voce nel momento stesso in cui l’inchiostro diventa parola, immagino il loro volto nel momento stesso in cui la poesia l’accarezza. Sono loro la poesia, sono belli e irraggiungibili. Aspetterò sulla riva del fiume e vivi vi vedrò passare.
E sarete poesia.” [Giuseppe De Biasi]
E posso solo aggiungere che è per questi Amici che continuo a scrivere…
grazie ❤
giunge primavera, ogni anno, sempre nuova
È proprio quello che mi piace della primavera!! Grazie, Flavio