Sulla poetica di Giovanni Luca Asmundo di Angela Greco AnGre in Italia insulare i poeti, volume sesto (Macabor Editore)

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Italia insulare i poeti, sesto volume (Macabor Editore – QUI)

a cura di Bonifacio Vincenzi e dedicato alla poetessa sarda Marina Minet.

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Il poeta della moltitudine in transito di Angela Greco AnGre

Giovanni Luca Asmundo è poeta della moltitudine in transito; quella che è stata e quella che è, in una attualità che non sfugge al suo sguardo. Una moltitudine che procede, non senza fatica, nella direzione di un futuro che il poeta ammette plurale e – soprattutto – senza più differenze, riconoscendosi umani nella stessa sorte, pur provenendo da storie e luoghi e sofferenze differenti. Una caratteristica, questa, legata alla genetica della città natale di Asmundo, Palermo, e a quella, finanche, della residenza lavorativa, Venezia. Un percorso compreso tra due realtà che hanno insito in sé il viaggio stesso, che tanto offre alla sensibilità di un giovane che guarda con gli occhi della Storia da cui ha avuto origine la civiltà che lega il Mediterraneo al resto del mondo.

il mito sfrangia in leggenda il tessuto / di un’oralità fatta a mano / e la colonna rotta e non finita / è il fuso ingigantito di una vecchia / che sorta all’ombra di un gesto ancestrale / siede filando la notte dei tempi (da “Disattese – coro di donne mediterranee”, 2019). Sintesi perfetta del soggetto, anzi, dei soggetti della poesia di Giovanni Luca Asmundo, in questi versi si ritrovano le radici della civiltà occidentale ed i topoi più significanti dell’opera di questo autore, dalla quale emergono, fino a rimanere impresse in modo incisivo, figure femminili che hanno attraversato il tempo per consegnare ai lettori di oggi la propria voce e le proprie azioni. Perché questa poesia è ricca di gesta e di gesti, verbi che la movimentano, luci che la colorano e Storia passata nelle maglie strette della difficoltà di giungere ai nostri tempi. Attualità, nella quale il poeta è immerso tenendo saldi i capi di una fune che ad un certo punto ha ceduto. Lui stesso diventa, così, il mezzo dell’unione necessaria per costruire un futuro comune. I personalismi sono avulsi a questo poeta gentile, raffinato e coltissimo; le rare esplicitazioni di accadimenti personali sono diluite con maestria nel dire comune che diviene, nella maniera in cui solo la Poesia sa essere, dire di ciascuno.

E finì per assomigliare al mare / perché sempre ne aveva scrutato obliquamente / il senso, oltre il silenzio abbacinato / […] E finì per assomigliare al mare / e al consumo dei giorni, incessante / e cangiante, oltre lo sguardo salato. (da “Stanze d’isola”, 2017)

La Sicilia è il grande palcoscenico sul quale Asmundo fa muovere le sue figure reali e radicate nella classicità, ma che – va sottolineato – estendono le proprie radici fino a quel suolo dove noi oggi ci muoviamo a nostra volta. Non è, però, una poesia che affida alla sicura riuscita dell’uso di canoni e temi classici la propria riuscita; ma è poesia che crede fermamente nei legami con le proprie origini e nella forza, in senso assolutamente positivo, dell’unione tra coloro che guardano lo stesso orizzonte e si impegnano per raggiungere la propria meta.

Sì, perché nonostante l’impianto da teatro greco di tanta parte della scrittura poetica di Asmundo, la sua è una poesia tesa ad uno scopo civile proprio nell’etimologia del termine: è una poesia che riguarda i cittadini e i loro luoghi e che guarda alla civiltà. Poesia che prende le mosse dal perimetro di un’isola e man mano si espande fino a includere un Mediterraneo allargato ben oltre il visibile. Ed ecco che, col procedere delle pubblicazioni e con la maturità della scrittura, affiora il Mare nostrum in tutta la sua splendente drammaticità, culla e bara, generatore di immense civiltà di cui ancora oggi ci sentiamo figli e figlie e luogo di tradimenti dei sogni di tanti, a causa di un dilagare della perdita del senso di umanità: Se solo fosse statua di fulgido bronzo / come quel giovinetto danzante / tutto quello che viene ripescato / in questo tratto di mare accecante. (da “Lacerti di coro”, 2022)

Un linguaggio ricercato accompagnato e sostenuto da suoni di eco di conchiglia caratterizza questa poesia; una scrittura meditata, concisa, precisa e affascinante, tecnicamente ineccepibile anche nei termini derivanti dall’attività di Gianluca (come si fa chiamare) Asmundo, che è architetto nel senso nobile del termine. Da ogni composizione emerge un equilibrio di sillabe e suoni, appunto, che rende la lettura un momento speciale, capace di trasportare il lettore in quell’armonia anelata come rifugio da un quotidiano che stride sempre più forte nelle tempie. Suoli di diversa natura generano suoni differenti al passaggio etereo di figure in massima parte femminili, che sembrano danzare nel loro affermare profonde verità nascoste e più spesso incise nei loro gesti quotidiani. Le donne del poeta Asmundo fanno parte di un vivere concreto, che assicura loro straordinarietà nei piccoli gesti antichi ripetuti per tradizione che diviene storia e cultura. Il mare è luce e specchio ustorio, mentre i prodotti della terra diventano compagni di una narrazione che travalica il tempo. E gelsomini, limoni e fichi sono simboli, ancora in quel plurale che il poeta non lascia mai. Nemmeno nei titoli delle sue pubblicazioni, dove si fa cenno sempre al coro, quello della tragedia classica, voce e insegnamento che proviene dall’esterno in momenti precisi della rappresentazione.

Se apro le orecchie, sento solo / ragli d’uomo / emergono dal buio cavernoso / compreso dal mio petto / otre amaro. // Magari potessi riudire / il canto docile delle cicale. / Con queste mani mi lego / a un tronco d’ulivo. (da “Stanze d’isola”, 2017)

E il suono è un altro grande protagonista di questa poesia che è tela ordita da mani sapienti in sapienti incroci e filo per filo consegnata al lettore, memoria e speranza per il domani. Il suono delle voci dei protagonisti, ma anche e soprattutto dei luoghi; echi di memorie del territorio, un’isola aperta in quel Mare nostrum, spesso dato per scontato, da cui si dipanano vie e il poeta stesso è un navigante di omerica memoria.

Il viaggio è spostamento fisico e dei destini a cui il poeta presta visioni e voce; di attese e di speranza che il futuro possa trovarci consapevoli e capaci di arginare i torti, le disuguaglianze e le ingiustizie che sempre hanno accompagnato la vita umana, ma che negli ultimi tempi paiono dominarla.

Quella di Asmundo è una poesia di pace e di riappacificazione, dove il ritorno è una costante anche per il poeta stesso, intensamente e appassionatamente legato alla sua terra e della quale porta impressa nella scrittura l’appartenenza anche a distanza; una voce che chiama a raccolta, lentamente, figure che sembrano emergere e prendere corpo dalla terra antica, richiamate da un nuovo Orfeo, che non si capacita della perdita del suo affetto più grande e continua a cantare e filare l’armonia spezzata dalla e della realtà. E ogni figura reca in dote il suo corredo di storie, con i suoi propri colori e le sue caratteristiche; mentre il poeta, dal suo punto d’ancoraggio nonostante lo spostamento fisico, assume le connotazioni di un faro che lampeggia il suo personalissimo alfabeto di salvezza.

la voce ancora nell’aria, vibrante / le ultime onde, lente e possenti / giunte da ovunque alla fine del mare / qui dove tutto ha inizio. (da “Lacerti di coro”, 2022)

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Tre poesie estratte dalla produzione del poeta.

L’irriducibilità delle stelle
era pari alle braccia delle madri.
Non più vasi in testa, mutati i fardelli
ma sempre un arcaico sorriso giocondo
e il gomito ad anfora greca.
La cicala iniziava di notte, domandava
alle guance, alle caviglie di ognuna
se fossimo brandelli di uno stesso
corpo, attorno alla cesta di origano.

(da “Trittico di esordio”, Ed.Cofine, 2017, a cura di Anna Maria Curci)

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Forse alla parola
ma credo alla presenza.
Presenza indistruttibile
di certo non si arretrerà di un passo
sui diritti.
Che sia una voce muta o cristallina
si resti a sostenere il fianco caldo
la mano stretta a confortare il braccio
di sorella o fratello, non distinti.
La parità di ognuno sia ben ferma
conquista in discussione in tempi grevi
che occorre rinsaldare in fiume d’oro.
La proprietà di carne è inammissibile
coraggio, nostra voce, nostre fronti
sfavilliamo.

(da “DISATTESE – Coro di donne mediterranee”, Collana di poesia Versante ripido)

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Se candida luce ci lasciasse implumi
degli affanni, delle attese, delle sorti
se ci riducesse a minore, scevri
di rumori di fondo, potremmo
riporre al sicuro ogni ricordo.
Di molti canti e immagini il respiro
rimase evanescenza delle menti.

Ma se torneremo alla prima rada
o alla scoperta dell’ultima rena
ritroveremo finalmente approdo
e riusciremo a tramutare in cosmi
le nostre colonne in rovina.

(da “Lacerti di coro”, Il Convivio Editore)

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Giovanni Luca Asmundo (Palermo, 1987) vive a Venezia, dove ha conseguito un Dottorato presso l’Università IUAV su Danilo Dolci e lavora nel campo dell’architettura, della ricerca e della didattica. Sue sillogi sono pubblicate nel volume Trittico d’esordio, a cura di Anna Maria Curci (Cofine 2017), e nei libri Stanze d’isola (Oèdipus 2017, vincitore del Premio Felix 2016, introduzione di Domenico Notari), Disattese. Coro di donne mediterranee (Versante Ripido 2019, vincitore del Premio omonimo, postfazione di Cinzia Demi) e Lacerti di coro (Il Convivio 2022, tra i vincitori del Premio Pietro Carrera 2022, nota di Giuseppe Manitta). Suoi scritti in poesia, narrativa e prosa lirica appaiono in antologie, riviste e blog letterari. È tra i fondatori del progetto di poesia e fotografia Topografia di uno smarrimento, su una Sicilia in dissolvenza. Promuove progetti di scrittura e intermediali su migrazioni e dialogo, cura dei luoghi, riflessioni sulla città e il paesaggio contemporanei, tra i quali Periplo delle Repubbliche marinare o dei porti aperti, che raccoglie, inoltre, in rubriche sul blog Peripli.

2 pensieri su “Sulla poetica di Giovanni Luca Asmundo di Angela Greco AnGre in Italia insulare i poeti, volume sesto (Macabor Editore)

    1. Grazie di cuore, Giorgio, per questo apprezzamento!! Qui sul Sasso Gianluca è una splendida voce presente con la sua poesia davvero degna di nota!

      Ti invito a cercarlo anche sul suo Peripli, luogo di incontri e culture, dove condivide le sue lotte purissime contro le ingiustizie e le disumanità. Una Persona generosa e preziosa.

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