Auguste Rodin, Danae – sassi di arte

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Auguste Rodin, Danae (1885)

Con quest’opera Rodin riesce a trasmettere l’illusione della carne e della sensualità, dimostrando grande capacità di elaborazione nella figura che emerge dal candido blocco di pietra, alternando richiami all’eros e alla disinibita ricerca formale ed estetica.

939_0cef95929abd71bLe sue opere diventano un richiamo lirico all’amore e alla sensualità, ma lasciano già pienamente comprendere il lavoro di recupero della tradizione, che conduce insieme all’affermazione di una nuova idea di scultura. La poetica dell’incompiuto caratterizza, là dove si rappresenta, il trionfo del “non finito”, l’artificio linguistico che rimanda immediatamente a Michelangelo e che Rodin svolge in una chiave di assoluta modernità.

Le sue sculture, lontane dall’essere convenzionali, danno vita e forma alla modernità, animando proprio la materia classica per eccellenza, il marmo, destinata per sua natura all’immobilità. Quello che emerge è una sensibilità del tutto nuova rispetto alla sua epoca, dove la materia cerca la sensualità e il nudo si espone con una carica erotica fortemente innovativa.

Curiosità: per la scultura ‘Danae’, creata nel 1885 da da Auguste Rodin, ha (lungamente) posato come modella Camille Claudel: sarà lei, per anni, la modella-sbozzatrice, l’ispiratrice, la brillante e talentuosa allieva e poi infine anche l’amante per oltre dieci anni, mentre l’artista tentennerà fra lei e la madre di suo figlio, finendo poi per sposare quest’ultima.

[Giorgio Chiantini]

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Danae (in greco, Δανάη) è una eroina della mitologia greca di cui parla anche Ovidio nelle Metamorfosi (Libro IV/611). Il padre Acrisio, re d’Argo, avendo saputo dall’oracolo di Delfi che sarebbe morto per mano di un figlio di Danae, decise di rinchiudere la ragazza in una stanza (o torre) di pietra (o di bronzo); Zeus, invaghito di lei, si tramutò in una pioggia d’oro, riuscendo con questo stratagemma a raggiungerla comunque e a renderla madre di Perseo. Acrisio, a fatto accaduto, chiuse allora madre e figlio in un’arca che poi abbandonò ai flutti, ma i due si salvarono, approdando presso l’isola di Serifo. Qui, il re Polidette sposò Danae, adottandone il figlio o, secondo un’altra versione, la tenne presso di sé come schiava. Più tardi accadde che Perseo uccise per errore il nonno a Larissa, realizzando in questo modo le parole dell’oracolo. (adattamento dall’enciclopedia Treccani)

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5 pensieri su “Auguste Rodin, Danae – sassi di arte

  1. Il marmo scolpito, levigato, lavorato dalle mani di un uomo e capace alla fine di lasciarsi accarezzare anche solo con lo sguardo, per quella morbidezza che si è stati capace di estrarre dalla pietra, mi affascina e sempre mi attira.

    La tecnica del non finito, poi, assomiglia incredibilmente alla poesia, dove lo spazio lasciato al lettore è forse la cifra maggiore della “bravura” di chi ne scrive, mentre in scultura rende benissimo quella che voglio definire “umanità” del soggetto scolpito, da intendersi in quella effimera capacità che quest’ultimo da un momento all’altro possa avere di staccarsi dal blocco da cui è nato…
    In altre occasioni qui su Il sasso, ho associato Rodin alla poesia e anche oggi, la sua Danae apre il mio sentire ad entrambe queste forme del Bello, aggiungendo un po’ di sole ad una giornata autunnale.

    Grazie Giorgio per la proposta!

  2. Grazie a te Angela che come sempre riesci a dare una interpretazione, anche del marmo di questa opera, con lo sguardo del poeta… 🙂

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