…e l’ago dell’immagine scelta conferma proprio questo: che la Poesia sia anche quel ‘dolore’che porti / riporti alla vita, la quale ha inizio esattamente così…
Quando verrà il momento
Nella follia
Catturerò il firmamento e lambirò le nubi
Prenderò in prestito la bufera
Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti
E me ne andrò.
Non inseguirò l’equilibrio
Non soffocherò le grida
Danzerò sull’acqua
Dirigendomi verso l’altra sponda
Libera
O schiava
Non importa!
Guaderò il fiume.
Quando verrà il momento
Farfalla notturna
Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata
Deporrò l’abito imbizzarrito invano
E darò fuoco al passato
Per ritornare liscia come la terra vista da lontano
E girare da sola
Intorno alla luna.
Riderò e le mie risate non saranno tristi
Non volerò, camminerò
Accarezzerò la strada
Converserò tutta la notte con il selciato
Farò sgorgare la poesia dalle pietruzze
Il cielo piangerà e non mi preoccuperò
Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore
Quando verrà il momento
alba senza rugiada
mi mostrerò con il viso rabbuiato
e seppellirò i miei visi sereni
diffonderò le ombre sul mio essere
le farò gocciolare come il dolce miele
punto dopo punto
bacio dopo bacio
affinché riemerga sulla superficie del fiume
quella donna che ho serbato in me.
— Joumana Addad
……nulla sarebbe la poesia senza il sacro fuoco acceso dalla scintilla della pazzia 🙂
la poesia, quando la scopri, finisce, ma forse non è vero; la poesia è quanto di più falso si invera, o il contrario… la poesia è la sera, ma senza tempo, eccetera eccetera…
e doloroso …
…e l’ago dell’immagine scelta conferma proprio questo: che la Poesia sia anche quel ‘dolore’che porti / riporti alla vita, la quale ha inizio esattamente così…
Grazie Mirta della lettura!!
quel grano di pazzia che abbiamo tutti. O no?
io assolutamente sì!!
Verissimo 🙂
concordo Carlo & grazie per la visita!!!
la poesia, serve.
e noi serviamo la poesia attraverso i nostri sensi! bacio, Romeo
Nella follia
Quando verrà il momento
Nella follia
Catturerò il firmamento e lambirò le nubi
Prenderò in prestito la bufera
Lasciandomi alle spalle le lacrime zampillanti
E me ne andrò.
Non inseguirò l’equilibrio
Non soffocherò le grida
Danzerò sull’acqua
Dirigendomi verso l’altra sponda
Libera
O schiava
Non importa!
Guaderò il fiume.
Quando verrà il momento
Farfalla notturna
Deporrò la dolcezza che ormai mi ha annoiata
Deporrò l’abito imbizzarrito invano
E darò fuoco al passato
Per ritornare liscia come la terra vista da lontano
E girare da sola
Intorno alla luna.
Riderò e le mie risate non saranno tristi
Non volerò, camminerò
Accarezzerò la strada
Converserò tutta la notte con il selciato
Farò sgorgare la poesia dalle pietruzze
Il cielo piangerà e non mi preoccuperò
Il vento consumerà il mio cuore ustionato dall’amore
Quando verrà il momento
alba senza rugiada
mi mostrerò con il viso rabbuiato
e seppellirò i miei visi sereni
diffonderò le ombre sul mio essere
le farò gocciolare come il dolce miele
punto dopo punto
bacio dopo bacio
affinché riemerga sulla superficie del fiume
quella donna che ho serbato in me.
— Joumana Addad
……nulla sarebbe la poesia senza il sacro fuoco acceso dalla scintilla della pazzia 🙂
Giorgio, magnifica sorpresa (sempre 😉 )
grazie!!!!!!
meraviglia
la poesia, quando la scopri, finisce, ma forse non è vero; la poesia è quanto di più falso si invera, o il contrario… la poesia è la sera, ma senza tempo, eccetera eccetera…
Cat, non sarebbe Poesia se non ci fossi tu ^_^
grazie della lettura!!!
L’ha ribloggato su Il sasso nello stagno di AnGre.