La poesia di Flavio Almerighi, come ho scritto di recente in un commento, taglia, come un foglio preso nello stesso verso, quando nemmeno senti il lacerare della pelle e vedi direttamente il sangue. Ogni elemento della sua poesia ha un ruolo preciso, non casuale, e solo in apparenza versi così contratti potrebbero sembrare anche semplici da realizzare. Invece, più è asciutto il verso, maggiore è il peso dei suoi costituenti, senza dubbio.
Caleranno i Vandali, edito dalla Samuele Editore nel 2016 – con prefazione di Rosa Pierno ed una efficace copertina, che ritrae un uccello nero posato su un filo nel terzo inferiore di un cielo dalle tonalità temporalesche, opera di Gabriella Kuferzin – offre un’ampia scelta della produzione poetica del poeta romagnolo, nato a Faenza il 21 gennaio 1959.
Il volume è suddiviso in due sezioni, “Le parole cambiano” e “Le parole finiscono”, ed offre al lettore testi pieni di immagini, di sequenze, di personaggi e punti di vista dell’autore, disegnando un mondo preciso, razionale, tendente alle tinte scuramente realistiche, a volte liberi dagli obblighi della grammatica, in un verso libero e preciso – come detto in apertura – nella posizione dei costituenti, ricco di aggettivazioni che colpiscono il lettore (Anni impiccati; I bambini dormono / offesi perché nati; e il mare accigliato a destra; col chiasso orientato, solo per citarne alcuni).
Osip Mandel’stam e Arsenij Tarkovskij introducono le sezioni del libro, invitando il lettore alla poesia russa, una poesia, quindi decisamente distante da quella praticata e frequentata in Italia e nuova rispetto ad essa. Rimandi al sociale e alle figure che popolano la società sono elementi costituenti queste poesie di Flavio Almerighi; ed ecco che si incontra la bambina uccisa tratta dalla cronaca nazionale; la puttana di turno nei paesi e nelle città di ognuno; ma anche il panettiere, la vicina di casa, le città ed i paesaggi del suo reale, la squadra di calcio e l’episodio storico magari ascoltato tanto tempo prima, quando mai si sarebbe pensato, un giorno, di scrivere poesia. Flavio ha capacità cinematografica di inquadrare il dettaglio, l’attimo, e di raccontarlo, di attraversarlo, con la tecnica di chi sembra non essere parte di quel vissuto, con la distanza giusta per non scadere nella retorica o nel sentimentalismo.
Anche quando parla d’amore, Almerighi si riserva quella malinconia e quel malcontento di chi ha vissuto e a malincuore oggi vive altro dai suoi versi, dal giorno di luce che si intravede nel retroscena e che mai appare chiaro sulla scena. Apprezzabile, molto secondo me, nel procedere della lettura, il lascarsi andare, il non rimanere ammanettato ad una sorta di insicurezza, che nelle prime poesie emerge come una certa rigidità formale che un po’ mette distanza.
(Angela Greco)
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poesie tratte da Caleranno i Vandali di Flavio Almerighi
IO SONO IL PROSSIMO
Flavio Almerighi è nato a Faenza il 21 gennaio 1959. Sue le raccolte di poesia: Allegro Improvviso (Ibiskos, 1999); Vie di Fuga (Aletti, 2002); Amori al tempo del Nasdaq (Aletti, 2003); Coscienze di mulini a vento (Gabrieli, 2007); Durante il dopocristo (Tempo al libro, 2008); Qui è Lontano (Tempo al libro, 2010); Voce dei miei occhi (Fermenti Editrice, 2011); Procellaria (Fermenti Editrice, 2013); Sono le Tre (Lietocolle, 2013); Caleranno i Vandali (Samuele Editore, 2016). Di imminente uscita Storm Petrel, edizione americana di Procellaria, traduzione di Steven Grieco (Chelsea Edt. New York). Alcuni suoi lavori sono stati pubblicati da prestigiose riviste quali Tratti, Prospektiva, Il Foglio Clandestino.
Grazie per le tue parole.
Flavio! Non mi aspettavo di trovarti a sorpresa a quest’ora, qui 😀
Nessun grazie, per cortesia!!! Semmai dovrei essere io a ringraziare te e la tua poesia.